Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina uno sguardo diverso sul, 6^ PUNTATA

Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina uno sguardo diverso, 6^ PUNTATA

Attualità Politica

Reportage esclusivo UMDI di Claudio Beccalossi

Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina è al punto di non ritorno superato. Ai lettori UMDI una lettura alternativa. Non sempre ciò che ci propinano è la realtà. Tante le “verità”. Cartelloni pubblicitari ed insegne di negozi, richiami a caratteri cubitali alla “madre” Rossiya (Russia), tutto in cirillico russo e non ucraino. Molti civili morivano per le bombe e venivano seppelliti dov’era possibile, nei giardini, negli orti, all’esterno di asili infantili, in una cassa di munizioni. La demonizzazinoe del ČVK “Wagner”, Private Military Company dell’oligarca Evgenij Viktorovič Prigožin, la determinazione di Vitaly, Leonid e Valeria a tornare da dove sono stati obbligati ad andarsene. Una figlia aveva raggiunto Kyïv col suo bambino d’un anno. Soldati ucraini piazzati nelle abitazioni, e da lì sparavano contro i russi che rispondevano al fuoco. Per questo tante case sono state danneggiate o distrutte. 6^ puntata di una visione alternativa

Russificazione Donbass conflitto Russia: gli scampati alla carneficina di Soledar

Un incontro impresso nella memoria – Mattino del 28 gennaio 2023. Usciamo da Donetsk verso Šachtërsk/Shakhtyorsk (in russo, Šachtars’k/Shakhtarsk in ucraino), 57 km ad est, dove il reporter Vittorio Nicola Rangeloni ha voluto portare un fotografo e me per incontrare alcuni scampati alla carneficina di Soledar (località famosa per le sue miniere di sale) e tratti in salvo dal controverso Gruppo “Wagner”.

Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina: cartelloni, insegne, la madre Rossiya

Ho rilevato ancora come tutto, ormai, abbia subito una radicale russificazione. Cartelloni pubblicitari ed insegne di negozi, i richiami a caratteri cubitali alla “madre” Rossiya (Russia), tutto in cirillico russo e non ucraino. Il punto di non ritorno, cioè all’impossibilità d’un dietrofront nelle mani di Kyïv, è ormai stato superato, complice anche l’odio innescato da tempo soprattutto nella componente ucraina infervorata ad annullare con qualsiasi mezzo la naturale convivenza storica con quella russa. Palazzi, monumenti e memorie delle epoche zarista e sovietica sono ancora presenti nelle località del Donbass “viste da vicino” mentre non è così nella Ucraina zelenskyana, dove hanno già demolito e continuano ad abbattere qualsiasi elemento d’un passato comune che, in ogni caso, fu e rimane.

Aggiornamenti in tempo reale del JCCC, gli accordi di Minsk, l’OSCE

– Durante il percorso, al numero di cellulare di Vittorio sono pervenuti aggiornamenti sulla situazione bellica emanati in tempo reale dal JCCC (Joint Centre for Control and Coordination on ceasefire and stabilization of the demarcation line, Centro congiunto per il controllo ed il coordinamento sul cessate il fuoco e la stabilizzazione della linea di demarcazione), organismo istituito il 26 settembre 2014, che sarebbe stato composto da ufficiali militari russi ed ucraini e che avrebbe dovuto vigilare sull’applicazione e sulle violazioni degli accordi di Minsk oltre a garantire la sicurezza degli osservatori dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa).

Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina, profughi da Soledar: un cupo fabbricato

Arrivati a Šachtërsk (cittadina già soggetta nel luglio 2014 a pesanti scontri tra militari ucraini e secessionisti filorussi), abbiamo raggiunto il cupo fabbricato sede d’una delle strutture pubbliche che hanno accolto, in attesa d’uno smistamento altrove dopo circa tre giorni, famiglie e singoli profughi da Soledar, contesa strenuamente tra  ucraini e russi (forze armate di Mosca, della Repubblica Popolare di Donetsk e del Gruppo “Wagner”).

Il gruppo Wagner dell’oligarca Evgenij Viktorovič Prigožin

Per l’esattezza, ČVK “Wagner”, dall’inglese PMC “Wagner”, Private Military Company “Wagner”, cioè Compagnia militare privata “Wagner” dell’oligarca Evgenij Viktorovič Prigožin (Leningrado, 1° giugno 1961), legato a doppio filo con Putin. Rapporti dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) hanno incolpato il Gruppo di crimini di guerra in zone d’intervento internazionali. Dopo l’inizio dell’“operazione speciale” russa in territorio ucraino, il 24 febbraio 2022, il Canada’s Global Affairs, l’Ufficio dell’Interno del Regno Unito, il ministero degli Affari Esteri del Giappone ed il governo dell’Australia hanno sanzionato il “Wagner” mentre il Parlamento Europeo, nel novembre 2022, ha richiesto il suo inserimento nell’elenco delle formazioni terroristiche dell’Unione Europea.

Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina con Soledar caduta in mano russa

Dopo ripetuti attacchi e bombardamenti, con il ritiro dei militari ucraini e l’eliminazione delle ultime sacche di resistenza nel centro, Soledar (strategica nell’avanzata verso Bachmut/Bakhmut, l’ex Artemivs’k) è caduta definitivamente in mano russa il 13 gennaio 2023, con un bilancio di morti d’ambo le parti e di civili ancora da quantificare (il ministero della Difesa di Mosca, stando ad agenzie russe, ha menzionato oltre 700 soldati ucraini eliminati solo negli ultimi tre giorni di combattimenti).

Vitaly, Leonid, Valeria, il racconto dell’orrore

Il capo dell’amministrazione filorussa di Šachtërsk, Alexander Shatov, citato dalla CNN (Cable News Network), aveva reso noto che le forze russe e del Gruppo “Wagner” erano riuscite ad evacuare un centinaio di persone da Soledar in concomitanza con le azioni di presa, fatto affluire nei tre centri d’accoglienza temporanea nella stessa città di Šachtërsk e nel relativo distretto di Gorlovka (in russo, Horlivka in ucraino). Ed è stato, appunto, nella reception d’uno di questi punti d’ospitalità (dove ciascun nucleo familiare ha la sua stanza) che abbiamo potuto ascoltare le drammatiche testimonianze di quanti hanno accettato di farsi riprendere ed intervistare, con la conseguente traduzione dal russo all’italiano svolta per me da Vittorio. Pochi, due uomini, Vitaly e Leonid, una donna, Valeria, moglie del secondo. Sommersi dall’enorme angoscia per quanto hanno vissuto e perso, ma con la determinazione a tornare da dove sono stati obbligati ad andarsene. Specialmente Vitaly e Leonid si sono lasciati andare a fatica nei loro racconti, sapendo d’aver ancora parenti ed amici in Ucraina che potrebbero subire ripercussioni se rivelassero qualche particolare d’interesse militare, ipotizzato a spanne da eventuali terzi spioni.

Militari ucraini nelle case sparano contro i russi

Vitaly (56 anni, dall’espressione bonaria a dispetto delle avversità attraversate) ed un’altra persona sono stati gli ultimi ad essere evacuati da Soledar dai militari russi e condotti nelle retrovie. A Šachtërsk era finalmente riuscito a mettersi in contatto con familiari e parenti, tra cui una figlia che aveva raggiunto Kyïv col suo bambino d’un anno. Non ha riferito di maltrattamenti da parte delle forze ucraine. Però, i soldati s’erano piazzati nelle abitazioni, negli appartamenti all’interno di Soledar e da lì sparavano contro i russi che rispondevano al fuoco. Per questo tante case sono state danneggiate o distrutte. Tre giorni prima, quando aveva lasciato la sua cittadina, la casa in cui viveva era ancora in piedi nonostante i bombardamenti d’ambo le parti. Ha detto d’essere un invalido, con condizioni di salute quasi normali. Non è ancora riuscito a pulirsi bene le mani dopo settimane senz’acqua. Ha espresso la sua ferma volontà a far rientro dov’è stato costretto a lasciare tutto. Nel nuovo assetto territoriale de facto, se sarà necessario, farà richiesta della cittadinanza russa ed andrà avanti.

11 in uno scantinato

A sua volta  Leonid (54 anni, con sguardo severo, provato) ha parcamente riferito alcuni stralci di sopravvivenza sotto le bombe. Rifugiati in undici in uno scantinato semicrollato (compresi tre bambini e due anziani ultranovantenni), sono stati bersagliati dai militari ucraini anche durante l’evacuazione e solo grazie ai membri del Gruppo “Wagner”, che si sono prodigati per salvare civili, sono riusciti a lasciare Soledar.

Soldati ucraini vestiti con uniformi russe

Hanno avuto a che fare con loro l’8 gennaio, quando sono entrati nel rifugio. I civili erano diffidenti perché i soldati ucraini, ogni tanto, facevano irruzioni in giro vestiti con uniformi e segni di riconoscimento russi per sondare le reazioni degli abitanti. Pure quando sono apparsi quelli del “Wagner” non si sono fidati subito pensando che fosse l’ennesimo inganno ucraino. Non aveva mai visto così tanto coraggio e così tanta motivazione, con tutte le falsità che diffondono su di loro. Gli sfollati come lui piangono a ripensare a quello che hanno patito alla mercé di ucraini intenzionati solo a distruggere e ad allontanarli con le buone o con le cattive. C’erano mercenari stranieri che parlavano inglese nelle fila ucraine, soprattutto nell’ultima settimana, prima della presa da parte dei russi.  

Russificazione Donbass conflitto Russia Ucraina e la bonifica casa per casa

La moglie Valeria, con voce sommessa ma decisa, è stata un fiume in piena di dolorosi ricordi. Quando lei e gli altri hanno visto per la prima volta alcuni del Gruppo “Wagner” si sono quasi spaventati per il loro aspetto sporco, dimesso, affaticato. Questi hanno impiegato un po’ di tempo a convincere gli scampati a fidarsi spiegando la situazione, gli scontri via per via, casa per casa, la bonifica da ordigni inesplosi ovunque.

Morti sepolti negli asili infantili, in sacchi di plastica, in una cassa di munizioni

Negli ultimi giorni non hanno potuto uscire dai loro nascondigli per l’accresciuta intensità dei combattimenti, con bombe di qualsiasi tipo (d’artiglieria, di mortai) che esplodevano vicino e per i cecchini ucraini in agguato costante. Molti civili morivano per le bombe e venivano seppelliti dov’era possibile, nei giardini, negli orti, all’esterno di asili infantili. Non si potevano raggiungere i cimiteri. Una vittima è stata sepolta addirittura in una cassa di munizioni, altre dentro sacchi di plastica, con tombe scavate tra un’apparente pausa di bombardamenti e l’altra, nel continuo pericolo.

Spari sui civili alla consegna dei generi alimentari

Le artiglierie colpivano anche le zone dove venivano distribuiti i generi di sostentamento che riuscivano ad arrivare. Ci sono stati feriti tra la popolazione durante queste consegne. Gli ucraini sparavano con i carri armati, da distanza ravvicinata. Si sentiva lo sparo e dopo pochi secondi la conseguente esplosione. Volevano far andar via i civili ed erano ricorsi alle maniere più drastiche per convincerli. Dicevano che l’intera Soledar sarebbe stata rasa al suolo in caso di sfondamento della linea da parte dei russi. 

L’appartamento di Leonid e Valeria cancellato da armi termobariche

La notte prima d’essere evacuati dal precario riparo nello scantinato tra le macerie (quando Valeria aveva contato addirittura una trentina di esplosioni solo contro il loro palazzo), hanno sparato armi termobariche ai piani soprastanti. Gli alloggi, già con porte e finestre divelte, sono bruciati in fretta senza che nessuno potesse fare qualcosa per tentare di spegnere le fiamme. L’appartamento di Leonid e Valeria è stato cancellato e quando gli uomini del “Wagner” li stavano portando in salvo, lei s’è voltata a guardare con disperazione lo sfacelo.  

9 cadaveri della Wagner trucidati dai cecchini donne che mirano all’inguine

Valeria, per tutta la vita, ricorderà i giovani del “Wagner” che qualcuno definisce “bestie” o “criminali” ma che, invece, li hanno soccorsi, aiutati benevolmente. Rammenterà alcuni dei loro nomi di battaglia, dell’opera di convincimento degli abitanti più anziani che volevano rimanere a rischio della propria vita. E non dimenticherà nemmeno quanto ha visto, compresi i nove cadaveri del “Wagner” trucidati dai cecchini ucraini che miravano all’inguine. Cecchini donne, addestrate ad uccidere dall’età di 17 anni e che non consentivano nemmeno al “Wagner” di recuperare i commilitoni morti.

Un libro della memoria dedicato ai ragazzi del “Wagner” che li hanno salvati

Quando sono arrivati i russi, per Leonid, Valeria e gli altri nove era finita la paura d’essere feriti od uccisi o, gli uomini, costretti controvoglia a combattere, sotto la durezza dei militari ucraini che non permettevano d’esprimersi in russo e che li accusavano d’essere separatisti perché non avevano voluto lasciare Soledar, dove da maggio dell’anno scorso non c’erano più autorità locali, ambulanze, vigili del fuoco, polizia. Dopo essersi allontanati in colonna, uno dietro l’altro, protetti ai due lati, gli undici scampati sono stati nel comando del “Wagner” per un giorno, prima d’essere trasferiti in luoghi più sicuri. Hanno visto quei soldati infreddoliti, spossati e condiviso con loro quanto a disposizione, bevendo the o caffè ogni mezz’ora. Valeria ha promesso la futura realizzazione d’un “libro della memoria” dedicato ai concittadini deceduti ed ai ragazzi del “Wagner” che li hanno salvati.

Abiti dalla Federazione Russa per gli sfollati

La solidarietà russa nei confronti di chi ha perso tutto a Soledar, intanto, ha fatto da contraltare al vuoto, in alcuni casi, di aiuti umanitari dall’obeso e parziale Occidente, salvo casi eccezionali: in un’ampia sala della palazzina d’accoglienza a Šachtërsk vari capi d’abbigliamento provenienti dalla Federazione Russa sono stati messi a disposizione degli sfollati, bisognosi di tutto…

Nota del direttore

Siamo giunti alla 6^ puntata del racconto in 10 puntate fatto da un testimone oculare di quella che è la situazione della guerra Russia Ucraina. Abbiamo assistito, durante la cosiddetta pandemia, alla uniformizzazione della informazione che, di fatto, è divenuta strumento in mano al potere che ha messo a punto una strategia di controllo che oggi sta venendo fuori, poco a poco, grazie al quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro e alle battaglie composte e rilassanti di Francesco Borgonovo, alle inchieste e le interviste di Fabio Duranti su Radio Radio, a Diego Fusaro, BioBlu a pochi altri media non allineati insieme a filosofi senza paraocchi come Giorgio Agamben e Massimo Cacciari. Giusto dubitare, dunque, su quello che ci arriva su giornali e Tv come verità sacrosanta. E’ una versione. Ai nostri lettori piace fornire più versoni, più punti di vista, letture e interpretazioni divergenti e diversificate affinchè possano farsi un’idea propria e personale dei fatti. E’ questo il ruolo dell’Informazione. Un Mondo d’Italiani lo sa.

Quid est Veritas?

Quid est veritas? Ponzio Pilato durante l’interrogatorio a Gesù. «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte». Vangelo secondo Giovanni (18:38).

(6 – continua)

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Claudio Beccalossi

Claudio Beccalossi, veronese, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 1984, anno d'inizio della sua lunga collaborazione con il quotidiano "L'Arena". Ha scritto per una ventina di testate ed è autore di 16 pubblicazioni e cd (poesia, storia, reportage). Attualmente è direttore responsabile de "L'Altra Cronaca" e de "Il Giornale dei Veronesi" online.