Reportage esclusivo UMDI di Claudio Beccalossi
Conflitto Russia Ucraina 2^ puntata di un viaggio dell’orrore. (LEGGI LA 1^ PUNTATA) Una visione divergente rispetto al politicamente corretto di questi giorni. Il reportage esclusivo UMDI racconta: l’hotel Central, i militari ubriachi, il razionamento dell’acqua, i giubbotti antiproiettile, la camera 713, coprifuoco nella città fantasma, bombe sull’ospedale, fiori in terra per i morti, BM-21 Grad. Dove sono Croce Rossa, Unhcr, UNHCR? Bambini uccisi e donne eroine. 2^ puntata di una narrazione alternativa
Conflitto Russia Ucraina 2^ puntata A Donetsk
Il lungo percorso in pullman da Mosca a Donetsk (o Doneck in russo e Donec’k in ucraino) è stato scomodo (per l’esiguo spazio tra i sedili) e maleodorante (per gli uzbechi a bordo che si sono tolti le scarpe – sic – ed hanno trangugiato bevande e cibi di chissà quale vomitevole consistenza). Sono diretti verso il Donbass per lavorare in cantieri della ricostruzione russa avviati nelle retrovie dei fronti, sottoposte comunque a sporadiche offensive ucraine.
Hotel Central per giornalisti
Superate le verifiche di frontiera tra la Russia e la Repubblica Popolare di Donetsk, l’itinerario è terminato alla stazione dei pullman del capoluogo sulle rive del fiume Kal’mius. Nel cuore del territorio considerato dalla Verchovna Rada (parlamento unicamerale dell’Ucraina) “temporaneamente occupato da gruppi armati illegali e truppe della Federazione Russa”.
Ci hanno ospitato presso l’Hotel Central, a poca distanza da piazza Lenin, abituale albergo per giornalisti e non a caso attaccato e danneggiato da missili ucraini come dimostra l’esterno. Anche la sede della direzione delle Ferrovie della Repubblica Popolare di Donetsk, di fronte al Central, è finita sotto tiro, con distruzione di tetti ed incendi degli interni.
Alcool, bambini, niente acqua
Militari russi in licenza sono sistemati in diverse camere dell’hotel e così pure famiglie con bambini rimaste senza case perché bombardate. Soldati a riposo barcollanti già di primo mattino per l’eccessivo consumo di alcolici a tutte le ore e ragazzini vocianti in corsa e gioco tra i piani ed i corridoi dell’hotel, anni addietro rinomato. Ci hanno informati della mancata disponibilità d’acqua corrente (interrotta da circa un anno in seguito ad azioni belliche ucraine), erogata due ore al giorno (dalle 8 alle 9 e dalle 20 alle 21, orario ottimistico/teorico e non reale) e per sopperire c’è stata data quotidianamente una tanichetta d’acqua con cui ci siamo dovuti arrangiare.
Giubbotto antiproiettile ed elmetto
Nella mia spartana camera (la n. 713, al settimo piano) ho deposto il mio bagaglio ed i pesanti giubbotto antiproiettile ed elmetto dati da Andrei a ciascuno di noi prima dell’avvio in pullman da Mosca.
Coprifuoco e deserto angosciante
Nonostante sia stato messo sull’avviso da Vittorio (che ci ha consegnato un lasciapassare stampa nominativo, valido fino ad un certo punto, rilasciato dall’ufficio competente della Repubblica Popolare) su eventuali rischi, controlli individuali e del coprifuoco in vigore dalle ore 23:00 alle 5:00, mi sono azzardato ad una puntatina serale in piazza Lenin dov’è affacciato il Palazzo del Governo (che porta le cicatrici di pesanti incursioni), con pochi passanti, circolazione rarefatta già dal tardo pomeriggio e diventata sempre più angosciante deserto.
Artiglieria e contraerea
Nella città fantasma assumono ruoli grotteschi i semafori funzionanti senza nessun traffico da regolarizzare. Il vuoto nelle strade pesa dentro ancor più al sentire boati lontani, provenienti dalla linea del fronte a pochi chilometri da Donetsk. Colpi d’artiglieria e contraerea che dapprima m’hanno impensierito ed ai quali, nel tempo successivo, mi sono quasi abituato. Facendo amaramente buon viso a cattiva sorte…
La Via Crucis della città
Ho trascorso la notte in un dormiveglia agitato, interrotto bruscamente da qualche esplosione più forte. Come da me richiesto, il 24 gennaio Vittorio m’ha accompagnato sulle drammatiche tracce del supplizio patito dai civili di Donetsk (fondata come Juzovka e poi ridenominata Stalin e Stalino in onore di Iosif Stalin).
Ospedali sotto attacco, feriti e morti
Nell’ospedale “Kalinin” ho potuto documentare i disastrosi effetti ancora presenti in alcuni punti colpiti il 19 ed il 20 dicembre 2022. Il primo attacco, in orario d’apertura diurna, ha interessato il reparto di neurochirurgia pediatrica, provocando il ferimento di quattro presenti uno dei quali deceduto poco dopo. Nel secondo, avvenuto attorno alle ore 22:40 al padiglione 10, non sono stati registrati danni a persone perché vuoto. Ovvio qualsiasi commento al carattere prettamente terroristico e punitivo di missili ed artiglieria ucraini nell’accanirsi su strutture ospedaliere.
Fiori per i morti
Altri luoghi di dolore sono stati alcuni edifici bersagliati pochi giorni prima, alle ore 8:30 del 16 gennaio. Una corona di fiori posta accanto ai resti ed allo sgombero di abitazioni e negozi ha voluto esprimere il cordoglio per i tre morti ed i quattro feriti del tragico episodio. Così come alcuni garofani rossi a terra, accanto ad un semaforo di piazza Lenin, ricordano le vittime in un’auto colpita ed incendiatasi.
Schegge dei razzi BM-21 Grad
Sulle pareti esterne del maestoso Teatro dell’Opera e del Balletto di Donetsk (progettato, con il portico in stile fiorentino, dall’architetto Ludwig Ivanovich Kotovsky e realizzato nella seconda metà degli Anni Trenta del secolo scorso) hanno impattato le schegge dei razzi BM-21 Grad (Grandine) caduti, l’ultima volta, alle ore 7:00 del 1° gennaio 2023, come sadico augurio di… buon anno. Il cratere provocato da un razzo nell’asfalto è stato prontamente ricoperto.
L’acre odore di bruciato all’università Sky City
Il fuoco di Kiev non ha risparmiato nemmeno la zona universitaria di “Sky City”, dove i vetri in frantumi, le coperture distrutte e non ancora rimediate e, soprattutto, la mancanza di sicurezza hanno costretto gli studenti alla frequenza online. Ed uno sfacelo maggiormente impietoso ha riguardato il mercato centrale, annerito da incendi conseguenti alle esplosioni di missili o razzi (uno dei punti d’impatto sulla strada è apparso ben netto) piombati da postazioni ucraine il 6 dicembre 2022 ed in precedenza, con sei civili morti. L’acre odore di bruciato è ancora persistente, quasi come lascito di tragedia.
Dove sono Croce Rossa, Unhcr, UNHCR?
Dopo questi primi contatti con la drastica attualità di Donetsk ho avuto conferma d’una vergognosa costante, già rilevata nella mia esperienza precedente: l’assenza assoluta, anche solo minimamente operante, di qualsiasi organizzazione umanitaria internazionale (nemmeno la Croce Rossa o l’Unhcr, United Nations High Commissioner for Refugees, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Evidentemente, per queste altisonanti istituzioni-carrozzone la popolazione civile locale, senza acqua corrente e sottoposta a martellamenti continui dell’artiglieria ucraina, vale meno di niente per squallidi giochi e sudditanze politici. Assistenza ed aiuti provengono dalla Federazione Russa e dalla sua Chiesa ortodossa, dagli Stati ex sovietici e da qualche sporadica iniziativa di organismi occidentali indipendenti, per così dire “ribelli” (come i volontari della bistrattata Associazione “Vento dell’Est”).
Il “Viale degli Angeli”
Un ulteriore momento toccante è stato il “pellegrinaggio” nel “Viale degli Angeli”, nel “Parco della memoria” del distretto di Kalininsky, lungo Shevchenka Boulevard, tra la stele marmorea in granito rosso d’intitolazione in lettere dorate e l’altra epigrafe di granito nero commemorativa, in ordine alfabetico, di tanti, troppi bambini uccisi nel Donbass dalle forze armate regolari e da paramilitari ucraini dal 2014. Un triste elenco, purtroppo, non aggiornato.
Fiori, pupazzi, proiettili: omaggi all’innocenza massacrata
Si tratta d’un memoriale composto da una prima lapide di denominazione “Viale degli Angeli. In memoria dei bambini morti nel Donbass”, da una seconda con nomi ed età e da un arco soprastante decorato da rose (simboli di Donetsk), alto due metri e mezzo e largo due. Tra i fiori sono stati collocati proiettili di mitragliatrice pesante e colombe nella speranza, se non in segno, di pace. Buona parte dell’arco e dello spazio sottostante è occupata da pupazzetti, peluche e fiori, teneri omaggi all’innocenza massacrata.
Dove venne ucciso il presidente Zacharčenko e sulla sua tomba
Vittorio m’ha quindi condotto ad una successiva tappa dell’atroce storia contemporanea del Donbass, sul luogo dell’assassinio con un’autobomba, il 31 agosto 2018, del presidente dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk dal 4 novembre 2014, Aleksandr Vladimirovič Zacharčenko (Donetsk, 26 giugno 1976) e della sua guardia del corpo, Vyacheslav Vasylevich Docenko. Il ministro delle Finanze della Repubblica Popolare, Aleksandr Timofeev, venne ferito a sua volta.
Monumento alla memoria sullo scomparso bar Separ
Dove prima esisteva il bar “Separ” (da separatist, separatista), nei giardini di Puškin Boulevard, frequentato solitamente da Zacharčenko e dalla sua cerchia e, quindi, dall’eliminazione pianificata facile da presumibile parte diretta od indiretta dello Sbu (Služba bezpeky Ukraïny, Servizio di sicurezza dell’Ucraina), ora sorge il monumento alla memoria con grandi foto di chi, tra l’altro, l’11 febbraio 2015, rappresentò la Repubblica Popolare alle trattative per la stipula del Protocollo “Minsk II”.
Conflitto Russia Ucraina 2^ puntata. Lutto cittadino
Kiev respinse qualsiasi responsabilità riguardo all’attentato ribattendo che motivi ed autori andavano cercati nei contrasti interni tra separatisti. Il 1° settembre 2018 fu dichiarato dalle autorità di Donetsk il lutto di tre giorni per la morte del presidente mentre i suoi funerali vennero officiati il 2 settembre, presso il Teatro dell’Opera.
Il campo d’inumazione di civili e militari
Ho insistito con Vittorio perché mi guidasse, per delle foto, sulla tomba di Zacharčenko nel cimitero posto fuori città, in una zona pericolosa, non lontana dal fronte. S’è mostrato disponibile mal volentieri, certo perché conscio dell’imprevedibilità di attacchi ucraini che non vanno tanto per il sottile, giornalisti o meno che possano essere i loro bersagli. Il fangoso campo d’inumazione di civili e militari è stato raggiunto percorrendo solitarie strade dissestate.
Conflitto Russia Ucraina 2^ puntata: sepolture in divisa
Prima del sito monumentale (con tanto di statua a figura intera) che ha accolto i resti di Zacharčenko, abbiamo superato, camminando, varie sepolture di caduti in divisa della Repubblica Popolare, tra cui quella di Docenko, la guardia del corpo deceduta assieme al presidente e di alcune donne arruolatesi per la guerra.
Onore tenente colonnello Olga Sergeevna Kachura
Donne coraggiose e convinte come il tenente colonnello Olga Sergeevna Kachura, nata il 12 maggio 1970 a Donetsk in una famiglia di militari (padre, nonno e bisnonno erano ufficiali) e morta il 29 luglio 2022 sotto i colpi dell’artiglieria ucraina. Olga ha combattuto contro gli ucraini dall’aprile 2014 venendo riconosciuta quale cofondatrice delle formazioni militari della Repubblica Popolare.
Korsa, decorata con la Stella d’Oro
Nota col nome di battaglia “Korsa”, aveva prestato servizio nella 3^ Brigata “Berkut” ed assunto il compito di comandante d’una divisione d’artiglieria equipaggiata con BM-21 Grad. La sua unità contava circa 140 soldati. Il 3 agosto 2022 è stata decorata post mortem dal presidente russo Vladimir Vladimirovič Putin con un’alta onorificenza, la Stella d’Oro d’“Eroe della Federazione Russa”, ritirata dalla figlia stessa di Olga, ventenne anche lei combattente.
Conflitto Russia Ucraina 2^ puntata. Bombardati anche i funerali
Il 4 agosto 2022 gli ucraini avevano bombardato la zona del Teatro dell’Opera dove stavano svolgendosi le solenni esequie pubbliche causando sei morti. Molti (tra cui lo stesso Vittorio Nicola Rangeloni) s’erano rifugiati nei sottopassaggi pedonali in cerca di scampo dal raid mirato.
Nota del direttore
Siamo solo alla 2^ puntata del racconto in 10 puntate fatto da un testimone oculare di quella che è la situazione della guerra Russia Ucraina. Abbiamo assistito, durante la cosiddetta pandemia, alla uniformizzazione della informazione che, di fatto, è divenuta strumento in mano al potere che ha messo a punto una strategia di controllo che oggi sta venendo fuori, poco a poco, grazie al quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro e alle battaglie composte e rilassanti di Francesco Borgonovo, alle inchieste e le interviste di Fabio Duranti su Radio Radio, a Diego Fusaro, BioBlu a pochi altri media non allineati insieme a filosofi senza paraocchi come Giorgio Agamben e Massimo Cacciari. Giusto dubitare, dunque, su quello che ci arriva su giornali e Tv come verità sacrosanta. E’ una versione. Ai nostri lettori piace fornire più versoni, più punti di vista, letture e interpretazioni divergenti e diversificate affinchè possano farsi un’idea propria e personale dei fatti. E’ questo il ruolo dell’Informazione. Un Mondo d’Italiani lo sa.
Quid est Veritas?
Quid est veritas? Ponzio Pilato durante l’interrogatorio a Gesù. «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte». Vangelo secondo Giovanni (18:38).
(2 – continua)
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