di Giulio Capone *
La Befana 70 anni prima, era la più bella festa dell’anno. Il percorso tracciato con la farina, il “Meccano”, le costruzioni, il trenino a molla, bambole, soldatini, aeroplanini di legno. La magia che dava spazio alla fantasia. In numerose tradizioni iniziatiche, il 12 è un numero magico, che indica il ritorno al punto di partenza e il completamento di un ciclo cosmico. La dodicesima notte di Shakespeare
La Befana 70 anni fa era una Befana delle meraviglie. Una favola vissuta da protagonisti, fatta di attese trepidanti, di parole sussurrate per non far rumore, di atmosfere magiche, eccitazione, curiosità, meraviglia.
La Befana 70 anni fa annunciata dalla scia di farina
Tornando indietro di 70 anni, la mattina della Befana era la più bella dell’anno. Mamma, durante la notte, con la farina tracciava un percorso che conduceva ai regali che avevamo chiesto con una letterina, scritta parecchio tempo prima.
Soldatini, costruzioni, bambole
“Il Meccano“, le costruzioni, il trenino a molla, rappresentavano il sogno maturato durante tutto l’anno. Per la casa, nei giorni immediatamente precedenti, si viveva un’atmosfera di attesa. Con mia sorella confabulavamo, in disparte, come dei “Carbonari” del Risorgimento, quali regali ci dovesse portare la Befana. Amalia parlava di bambole, roba da femmine; io invece, con l’aria distaccata, da maschio, mascherando in realtà una malcelata eccitazione, le descrivevo uno scenario fatto di soldatini, di aeroplanini di legno.
Ma un brutto giorno…
La Fantasia faceva da padrone, in quei momenti magici. Tutto questo sogno, purtroppo, sparì il giorno in cui papà disse che la Befana non esisteva, che erano i genitori a fare i regali. Ci rimasi malissimo! L’incanto, con quella meravigliosa atmosfera fatta di attesa, aspettata, vissuta tutti i 364 giorni che la precedevano, svanì.
La Befana 70 anni fa e come svanì
Mamma, consapevole, rimproverò aspramente mio padre, per averci privato di quel sogno innocente che, a distanza di tanto tempo, ancora mi porto dentro
Nota del Direttore
Volentieri abbiamo pubblicato i ricordi del dr. Giulio Capone. L’emozione ancora viva dell’antica tradizione ci offre lo spunto per ricordare le origini “pagane” della Befana, connessa con l’alternarsi delle stagioni e dei cicli agricoli, derivante dal culto del Mitraismo. I Romani, recuperando tali riti, celebrarono il periodo temporale tra la fine dell’anno (solstizio invernale) e la dodicesima notte dopo il Solstizio con la rappresentazione della morte e rinascita della Natura.
In queste dodici notti, al pari dei dodici mesi dell’anno, secondo il mito delle figure femminili volavano sui campi coltivati per propiziare la fertilità dei futuri raccolti. Da qui il mito della donna che vola. Tale figura femminile fu identificata con Diana, Dea lunare, e talvolta associata ad una divinità minore chiamata Satia o Abundia.
Sappiamo, d’altronde, che in numerose tradizioni iniziatiche, il dodici è un numero magico, che indica il ritorno al punto di partenza e il completamento di un ciclo cosmico, così come i dodici mesi dell’anno scandiscono l’orbita della Terra nello spazio intorno al Sole.
L’avvento del Cristianesimo condannò riti e usanze pagane, o meglio, le integrò nella narrazione sovrapponendo paganesimo e cristianesimo. La contaminazione sfociò, nel Basso Medioevo, nell’attuale figura il cui aspetto, benché benevolo, fu associato ad una strega, con tanto di scopa volante, che simboleggia la purificazione delle case in previsione della rinascita della nuova stagione.
«Epifania», dal greco, «manifestazione» indica la manifestazione di ciò che è nascosto, e ciò sia in un contesto di tipo religioso, sia nella dimensione della vita profana, mentre nel cristianesimo designa il riconoscimento e l’adorazione di Gesù Bambino da parte dei Magi.
«La dodicesima notte» in originale «Twelfh Night» è anche il titolo di una emblematica commedia di Shakespeare.
* Giulio Capone, medico specializzato in Dermatologia
I ricordi a puntate di Giulio Capone da Sepino a Roma e altri scritti
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