Il mondo piange Maradona, el Dies del calcio

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Il mondo piange Maradona: il campione argentino si è spento a 60 anni per una crisi cardio-respiratoria. Incolmabile il vuoto che lascia nei tifosi di tutto il mondo. In Argentina tre giorni di lutto nazionale. Anche Napoli piange il suo campione. A lui sarà intitolato lo stadio della città partenopea.

Il mondo piange Maradona. Il fuoriclasse argentino è morto improvvisamente a Tigre, in Argentina, città nella quale era in convalescenza dopo un importante intervento al cervello effettuato poche settimane fa. A pochi giorni dal suo sessantesimo compleanno, El Pibe de Oro si è spento per una crisi respiratoria conseguente ad un problema cardiaco. Incalcolabile il vuoto lasciato nel cuore dei tifosi di tutto il mondo. Diego, infatti, non si può ignorare. Ha fatto la storia del calcio. Genio e sregolatezza, certamente. Mito e non modello, probabilmente. Ma il suo talento cristallino, la sua genialità applicata al calcio, rimarranno per sempre.

Il mondo piange Maradona, il bambino di Villa Fiorito

Diego Armando Maradona nasce e cresce in uno dei quartieri più poveri di Buenos Aires, Villa Fiorito. In questa bidonville, in cui il pavimento è fatto di fango, Diego ha un grande ed inseparabile amico: il pallone. Ma non dobbiamo pensare ad un pallone di cuoio, no. Il pallone per Diego è qualunque cosa si possa arrotolare e calciare. La sensibilità straordinaria del suo mancino si sviluppa così. Nelle partitelle tra i bambini dei vari barrios di Buenos Aires spicca tra tutti gli altri. Anche se gli altri sono più grandi è lui a fare la differenza. La famiglia è povera, non ha soldi. Ma Diego riesce con il suo talento ad essere notato dall’Argentinos Juniors, che lo ammette nelle sue giovanili. A 16 anni, un record per l’epoca, Maradona fa il suo esordio nella massima divisione argentina. E comincerà a scrivere la storia.

Maradona, l’oro di Napoli

Dopo aver vinto per due volte il pallone d’oro del sudamerica ed essere passato al Boca Juniors, la squadra del cuore di suo padre, arriva per lui il momento dello sbarco in Europa. Viene acquistato dal Barcellona, club in cui mostrerà i suoi meravigliosi numeri ma nel quale non riuscirà ad esprimersi al meglio anche per via di numerosi infortuni. In un’altra città europea Maradona troverà la sua reale dimensione. Una città che per molti aspetti assomigliava alla sua Buenos Aires ed in cui l’amore per il calcio è viscerale. Napoli. L’acquisto di Maradona fu rocambolesco, la trattativa andò avanti per mesi. Per 13 miliardi di lire il giocatore argentino si trasferirà nel club del presidente Ferlaino, che farà una grande fatica a mettere insieme la cifra concordata con i blaugrana.

Napoli, una città da riscattare

Comincia così una delle storie più sinergiche di un giocatore con il suo club e con la sua città. Diego a Napoli non vince solo due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Diego vince il cuore dei napoletani. Il trasporto dei napoletani per lui sarà quasi parossistico. I bambini nati in Campania tra gli anni ’80 e ’90 saranno in maggioranza “Diego”, “Armando”, o “Diego Armando”. Sarà il condottiero per una città intera, una città da riscattare.

Il mondo piange Maradona, condottiero della nazionale argentina

Maradona non scriverà la storia solo con il Napoli, ma lo farà anche con la sua nazionale. Il Mondiale vinto nel 1986 dall’Argentina è l’emblema della sua carriera. Prende una squadra, piuttosto mediocre, se la carica sulle spalle, spronando ogni singolo giocatore. Si fa amico e fratello di tutti, e tutti per lui danno anche più del 100%. La partita simbolo di quel mondiale e forse della sua carriera è la sfida contro l’Inghilterra. Queste due nazioni erano in guerra per le Malvinas (o Falkland), un arcipelago nel sud dell’Atlantico. Morirono molti soldati in una guerra inutile. Gli inglesi ebbero la meglio.

Il goal più bello della storia del calcio

L’odio degli argentini per gli inglesi potè sfogarsi sul campo grazie a lui, a Diego. Celeberrimi i due goal: il gol di mano più famoso della storia del calcio e il goal forse più bello della storia del calcio, una serpentina con cui Maradona salta praticamente tutta l’Inghilterra. Due istantanee che ben racchiudono la sua vita. Genio e sregolatezza. Porterà ancora la sua Argentina in finale di un mondiale, 4 anni dopo, in Italia, battendo nella sua Napoli proprio gli azzurri in semifinale. Ma dovrà arrendersi alla Germania Ovest nella finale di Roma.

Gli eccessi del campione

Ma Diego non è stato solo calcio. Ha avuto moltissime amanti, molti figli, problemi con la droga, guai con il fisco, posizioni politiche molto nette e di rottura. Il Maradona giocatore non può, forse, scindersi dal Maradona extra campo. Famose furono le sue prese di posizione a favore di Castro a Cuba, o di Chavez e Maduro in Venezuela, così come non si può dimenticare la sua avversione per gli Stati Uniti. Già, gli USA. Il paese nel quale la carriera di Maradona ebbe l’ultimo grande atto.

L’avventura negli Stati Uniti

Al Mondiale di USA 1994 Diego tornò in nazionale dopo anni difficili, in cui il peso corporeo era nettamente lievitato. Ma il suo impegno per dimagrire gli permise di tornare, a 34 anni, a vestire la maglia della Seleccion. Ai gironi, però, dopo essere tornato anche a segnare, risultò positivo al controllo antidoping e fu così costretto a lasciare il palcoscenico più importante al mondo. Dopo quella avventura il calcio perse una sua stella, che si ritirò nel 1997 dopo essere tornato nel suo Boca Juniors.

Gli ultimi anni

Maradona rimase nel mondo del calcio come allenatore. Fu anche commissario tecnico dell’Argentina ai Mondiali in Sud Africa del 2010. Ottenne scarsi risultati come mister. Gli ultimi anni della sua vita hanno visto problemi di salute alternarsi a momenti di miglioramento. Ma l’abuso di droghe e gli eccessi della giovinezza hanno avuto la meglio sul fisico del campione argentino. Il cui cuore ha smesso di battere lo stesso giorno di Castro, suo amico, e di George Best, altro campione “maledetto” del calcio. Se ne è andato, è vero, ma il mito di Maradona rimane. Il suo mito è legato indissolubilmente alla sua numero 10, biancoceleste o azzurra che fosse. La sua leggenda è iscritta indelebilmente nel cuore dei napoletani, che a Maradona hanno dedicato statuette nei presepi, murales nei vicoli, “santini” da esporre in casa. E che a breve gli dedicheranno lo stadio della città. Il San Paolo sarà quindi lo stadio “Diego Armando Maradona”, e il mito del Dies più famoso della storia del calcio rimarrà per sempre. Hasta siempre, Diego. Gracias.

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Francesco Simone

Francesco, 28 anni, laureato alla magistrale di Lettere. Appassionato di scrittura fin da bambino, seguo con passione lo sport e la politica, dedicando ad essi gran parte del mio tempo libero. Due motti mi ispirano: "Duc in altum" e "La Verità vi farà liberi".