A lanciare l’allarme influenza è il segretario della Fimmg Bartoletti: “I più a rischio sono i bimbi. Ai primi sintomi teneteli in casa”. Previsioni: il numero dei contagiati è destinato a salire a cavallo dell’Epifania.
Contrariamente alla Gran Bretagna, dove l’influenza ha già raggiunto il suo picco con 39 morti, in Italia l’epidemia segue un corso regolare e dovrebbe avere il suo massimo tra gennaio e febbraio.
Si tratta di un virus normale, non particolarmente aggressivo, che si manifesta nelle forme classiche: febbre alta, mal di testa, mal d’ossa, malessere generale per circa tre giorni.
“Questa influenza – spiega il segretario della Fimmg Bartoletti – colpisce particolarmente i bambini (10 ogni mille) e i giovani adulti (5 ogni mille). Gli anziani invece, cioè la categoria che solitamente fa ricorso al vaccino, è colpita marginalmente: solo 1,3 ogni mille”. L’influenza, come detto, dura almeno tre giorni. Bartoletti, in ogni caso, invita a non fare gli eroi: “Se si avvertono i sintomi del virus, è meglio restare a letto. Solitamente dopo tre giorni l’influenza passa, ma prima di tornare a scuola o a lavoro è opportuno aspettare altri tre giorni”.
Secondo le cifre fornite dalla rete di sorveglianza Influnet nella settimana che si è conclusa il 26 dicembre i casi sono stati 163mila, 2,72 ogni mille assistiti, in aumento rispetto ai 2,12 dell’anno precedente. La fascia d’età più colpita si conferma quella dei bambini da zero a 4 anni, seguiti dai piccoli dai 5 ai 14 anni, dai 15-64enni e infine dagli over 65. La curva di questa stagione paragonata a quelle degli anni precedenti mostra un andamento simile, il che fa pensare che il picco potrebbe essere tra fine gennaio come nel 2008-09 e metà febbraio come nel 2006-07. Con il picco arriveranno anche da noi casi gravi come in Gran Bretagna. “Il virus H1N1 non si è modificato molto rispetto all’anno scorso – spiega l’epidemiologo Giovanni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità -, quindi ci possiamo aspettare che quando avremo milioni di casi se ne presenterà anche qualcuno con complicazioni respiratorie gravi. Questi casi però sono una minima percentuale e siamo pronti ad affrontarli, anche se la principale difesa rimane il vaccino, soprattutto per le categorie a rischio”. Malati cronici in testa, dunque, “chi deve vaccinarsi può ancora farlo – dice Rezza – perché il picco è atteso appunto per fine gennaio/inizio febbraio e per sviluppare anticorpi ci vogliono due settimane”.
di Lara Croft