Reportage Russia Donbass 8 puntata. Il Centro di riabilitazione dai drammi di guerra. Sevizie ed efferatezze

Reportage Russia Donbass 8 puntata. Il Centro di riabilitazione dai drammi di guerra. Sevizie ed efferatezze

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Reportage Russia Donbass 8 Amvrosievka (oblast di Donetsk). Nella reception pregano sia fedeli cristiani che musulmani. Butterfly mines, petal mines, green parrot mines non sono personaggi dei fumetti. Un museo con reperti e cimeli bellici della Seconda guerra mondiale e del conflitto in corso nel Donbass, le voliere, la fossa comune contenente gli ignoti e non quantificati resti di soldati sovietici morti

Reportage Russia Donbass 8 da Amvrosievka (oblast di Donetsk), 25 settembre 2023 – Dando un’occhiata generale all’esterno, con giardini ben curati ed un’atmosfera silenziosa, quasi rarefatta, sembra un’oasi di pace nel turbinio della guerra che imperversa nel nord dell’Oblast, già negli estremi distretti di Donetsk.

Reportage Russia Donbass 8, 19 pazienti e 42 operatori

Unico privato e con sponsor a Mosca, il Centro di riabilitazione per militari e civili (mutilati, feriti, psicologicamente compromessi, specie quelli caduti in mano ucraina, sottoposti a duri maltrattamenti e poi inclusi in scambi di prigionieri) di Amvrosievka, ad un’ottantina di chilometri a sud-est del capoluogo, ospita 19 pazienti in camere a due e ad otto letti, in attesa che il nuovo blocco, ancora indietro nella ristrutturazione anche per effetti di sporadiche incursioni ucraine (l’anno scorso è stato danneggiato da razzi dei sistemi HIMARS forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina), possa essere ultimato per accoglierne un’altra cinquantina. Nel centro operano 42 persone, cioè due per ciascun paziente.

Cristiani e musulmani assieme

Edvard, responsabile con la moglie Elena, ambedue ex militari, ci guida attraverso le varie sale, partendo dalla reception dove pregano sia fedeli cristiani che musulmani. A parte un degente, colto casualmente in sala mensa, tutti gli altri incontrati nel percorso si rifiutano di farsi fotografare. Sono capibili: non vogliono essere oggetti di spicciole curiosità di terzi, loro con quanto covano di sofferenza nell’animo forse più che nel corpo.

Feriti dalle mine antiuomo

Entriamo nella palestra per la rieducazione generale. Chi non può camminare segue un programma specifico step by step (passo dopo passo). Tra le persone ricoverate ci sono lesionati dalle famigerate antipersonnel mines (mine antiuomo) PFM, note pure con i nomignoli butterfly mines (“mine farfalla”), petal mines (“mine petalo”), green parrot mines (“mine pappagallo verde”).

Altri servizi sono l’elettroterapia e la magnetoterapia, per le cure polmonari, le applicazioni di minerali e cera, l’idromassaggio.

Un museo nel centro riabilitazione?

Un ampio spazio interno è occupato da un museo con reperti e cimeli bellici della Seconda guerra mondiale e del conflitto in corso nel Donbass, con pezzi di razzi e missili ucraini caduti nell’oblast di Donetsk l’anno scorso. Memoria storica e cronaca contemporanea a braccetto…

La lapide sulla fossa comune

Usciti nell’ampia superficie verde, Edvard ci porta alle voliere dove i degenti accudiscono i volatili quale antitodo a stress e disagi mentali. Poco lontano una lapide ricorda che, lì sotto, c’è una fossa comune contenente gli ignoti e non quantificati resti di soldati sovietici morti quando, nel 1943, nel posto era attivo un ospedale militare.

Obici ucraini del 2014

Camminiamo poi all’interno del blocco ancora in condizioni alquanto fatiscenti e dai tempi di completamento incerti. Edvard mostra con un certo orgoglio il sistema di filtraggio dell’acqua per eventuali emergenze idriche. Riferisce che, nel 2014, nel fabbricato erano stati piazzati obici ucraini che, con i loro colpi e le relative vibrazioni, hanno indebolito le strutture portanti.

Reportage Russia Donbass 8. L’ex colonia per bimbi

L’intero complesso, ai tempi dell’Unione Sovietica, era una colonia per bambini. Con l’indipendenza dell’Ucraina tutto è poi stato abbandonato. Lo stato della superficie tra le palazzine ed il laghetto lo conferma, con un’ormai inesistente piscina invasa da terriccio ed erbacce. Edvard informa del rifacimento dell’ex campo di calcio ed anche la stessa piscina verrà ripristinata per dare la possibilità agli infermi di stare in acqua per terapia.

Mentre dal pontile rimiriamo il bacino (che fa parte del centro, ennesimo contributo al processo di riabilitazione) proprio mentre, in lontananza, stanno volando due elicotteri russi di trasporto truppe (in caso di tre, invece, si tratterebbe di un’operazione prettamente militare), Edvard si lascia andare sciorinando tragici episodi di brutalità ucraina con vittime passate dal centro ed avvenuti anche prima dell’inizio della cosiddetta “Operazione militare speciale” di Mosca.

Sevizie, violenze, umiliazioni

I suoi racconti, se verificati, parlano di una ragazza seviziata, stuprata, costretta a mangiare, con le mani legate, il contenuto di scatolette di latta che le procuravano tagli alla bocca ad altre donne crocefisse a terra, a pance nude sulle quali versavano l’acqua bollente delle teiere. O, ancora, d’un contadino di 78 anni che, per costringerlo a parlare, gli ucraini avrebbero pestato e violentato sua moglie di 76 anni. Non contenti, l’hanno legata ad una sedia e spaccato le dita delle mani e dei piedi e rotto i polsi. E del ragazzo di 19 anni fatto prigioniero dagli ucraini, evirato e, poi, costretto ad attraversare a piedi i campi minati della linea del fronte. Tornato tra i propri familiari e tormentandosi per non essere più un uomo, s’è alla fine suicidato.

Vicende dolorose raccolte dal comitato investigativo russo sui crimini di guerra ucraini che è riuscito a stabilire le responsabilità di comando su quanti hanno compiuto tante efferatezze.

Reportage Russia Donbass 8: la collezione di teiere d’epoca

Tornati nel suo ufficio (dove campeggia su una parete di fronte alla sua scrivania un ritratto della moglie Elena in tenuta militare con medaglie) per gli ultimi appunti, incuriosiscono le varie teiere su un armadietto. Si tratta della passione dietro le quinte di Edvard: raccogliere teiere d’epoca (la più datata risale al 1700) che lui stesso provvede a restaurare.

Claudio Beccalossi Backstage

[22:04, 30/9/2023] Claudio Beccalossi: Ciao. Sempre per la puntata 8. Amvrosievka. Un museo riguardante la Seconda guerra mondiale ed il conflitto nel Donbass all’interno del centro di riabilitazione.

[22:08, 30/9/2023] Claudio Beccalossi: Ancora per puntata 8. Amvrosievka. Qui, nell’ambito del centro di riabilitazione, nel 1943 c’era un ospedale per soldati sovietici. Le foto documentano la lapide sulla fossa comune di militari dal numero ignoto.

[22:14, 30/9/2023] Claudio Beccalossi: Ancora per la puntata 8. Amvrosievka. Anche la cura degli animali costituisce una cura per militari dell’Oblast di Donetsk feriti, mutilati o (se caduti prigionieri e sottoposti ad angherie da parte degli ucraini) con gravi disturbi psichici.

[22:20, 30/9/2023] Claudio Beccalossi: Ancora per puntata 8. Amvrosievka. Un nuovo blocco ancora da ristrutturare e già colpito da razzi dei sistema Himars forniti agli ucraini dagli Stati Uniti

Leggi le puntate precedenti del reportage Russia Donbass

Leggi il Reportage 1 PUNTATA

Leggi il Reportage 2 PUNTATA

Leggi il Reportage 3 PUNTATA

Leggi il Reportage 4 PUNTATA

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Leggi il Reportage 6 PUNTATA

Leggi il Reportage 7 PUNTATA

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Nota del Direttore

Seguiamo con trepidazione e interesse i reportage in esclusiva UMDI di Claudio Beccalossi che, dalle zone di guerra, tra i combattimenti, riferisce ciò che la maggior parte dei media non riporta, “fotografando” la situazione “sul campo”. Un racconto che è un vero e proprio diario di guerra, fatto da un testimone oculare di quella che è la situazione della guerra Russia Ucraina. Una visione “diversa” da quella che ci propongono i media ufficiali, vista con gli occhi di chi si trova sul territorio e riferisce ciò che vede, con tanto di materiale fotografico e video.

Certo, c’è il pericolo di uno “sviamento” opposto, ma l’idea è di dare voce a tutte le parti in causa, senza abbracciare “verità” per partito preso. In questo caso i racconti sono “forti” e viene lecito domandarsi se i soggetti intervistati abbiano calcato la mano per sostenere la propria causa. Ma è lo stesso dubbio che ci viene quando sentiamo le notizie “approvate” e a senso unico dalla Tv. Lo abbiamo visto nei deliri pubblici che hanno cacciato ballerine russe, che hanno messo alla porta professori russi, che hanno vietato la lettura di romanzieri russi, annullato convegni di scienziati russi. Diteci se tutto questo non è terribilmente, atrocemente folle!

Abbiamo assistito, durante la cosiddetta pandemia, alla uniformizzazione della informazione che, di fatto, è divenuta strumento in mano al potere che ha messo a punto una strategia di controllo che oggi sta venendo fuori, poco a poco, grazie al quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro e alle battaglie composte e rilassanti di Francesco Borgonovo, alle inchieste e le interviste di Fabio Duranti su Radio Radio, a Diego Fusaro, BioBlu a pochi altri media non allineati insieme a filosofi senza paraocchi come Giorgio Agamben Massimo Cacciari

Giusto dubitare, dunque, su quello che ci arriva su giornali e Tv come verità sacrosanta. E’ una versione. Ai nostri lettori ci piace fornire più versioni, più punti di vista, letture e interpretazioni divergenti e diversificate affinché possano farsi un’idea propria e personale dei fatti. E’ questo il ruolo dell’Informazione. UMDI Un Mondo d’Italiani lo sa. Grazie, Claudio Beccalossi, per il servigio che rendi alla Verità!

Claudio Beccalossi

Claudio Beccalossi, veronese, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 1984, anno d'inizio della sua lunga collaborazione con il quotidiano "L'Arena". Ha scritto per una ventina di testate ed è autore di 16 pubblicazioni e cd (poesia, storia, reportage). Attualmente è direttore responsabile de "L'Altra Cronaca" e de "Il Giornale dei Veronesi" online.