Homo Sapiens più antico d'Europa scoperto in Bulgaria. Conviveva con Neandertal

Homo Sapiens più antico d’Europa scoperto in Bulgaria. Conviveva con Neandertal

Cultura

Homo Sapiens più antico d’Europa: possibile coesistenza prolungata quella dell’Homo Sapiens e dell’Uomo di Neandertal che scomparve circa 40 mila anni fa. Emersi un dente e cinque frammenti ossei che, grazie all’analisi del DNA mitocondriale,risalgono ad esemplari di Homo Sapiens

Homo Sapiens più antico d’Europa. Un fossile di Homo sapiens risalente a oltre 45.000 anni fa, è stato individuato nella Grotta di Bacho Kiro in Bulgaria. Il fossile rappresenta la più antica evidenza diretta della presenza della nostra specie in Europa. Grazie ad un team specializzato in datazioni al radiocarbonio ad altissima precisione guidato dalla professoressa Sahra Talamo, dell’università di Bologna, è stato possibile risalire alla datazione del fossile. “Il ritrovamento – spiega l’ateneo bolognese – è un elemento che conferma la teoria dei contatti e degli scambi, anche culturali, avvenuti tra sapiens e la popolazione in declino di Neandertal”. La scoperta, infatti, anticipa di ben 2.000 anni, rispetto a quanto ipotizzato fino ad oggi, l’arrivo della nostra specie nelle latituduni medie dell’Eurasia, e aumenta di conseguenza il periodo di convivenza in Europa tra Homo sapiens e Uomo di Neandertal.

I risultati di questi studi, coordinati  da scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology ,Germania,  e pubblicati in due paper l’11 Maggio scorso. Il primo, uscito su Nature Ecology & Evolution, è dedicato alle datazioni al radiocarbonio dei reperti, e ha quindi fornito le basi per il secondo, uscito su Nature, che descrive il quadro delle novità emerse dalla campagna di scavo.

Homo Sapiens il fossile più antico d’Europa: effettuati nuovi scavi

La grotta di Bcho Kiro è un sito archeologico ben noto è situata a pochi chilometri dalla piccolo città bulgara di Dryanovo, ai piedi dei Monti Balcani. Per approfondire il contesto dei primi ritrovamenti e ottenere una cronologia più precisa della frequentazione umana della grotta in epoca preistorica, nel 2015 sono stati effettuati nuovi scavi sotto la guida dell’Istituto Nazionale Archeologico Bulgaro e del Max Planck Institute. La nuova campagna di scavo ha permesso di portare alla luce un gran numero di nuovi reperti. Tra i quali, negli strati archeologici corrispondenti alla fase iniziale del Paleolitico superiore, sono emersi un dente e cinque frammenti ossei che, grazie all’analisi del DNA mitocondriale, sono stati attribuiti ad esemplari di Homo sapiens. A questo punto era fondamentale conoscere l’esatta cronologia dei nuovi fossili.

Il team di Sahra Talomo e Lukas Wacker, costantemente a lavoro

L’analisi sui reperti umani realizzata dal team della professoressa Sahra Talamo e dal team di Lukas Wacker dell’ETH di Zurigo, Svizzera, sta utilizzando un nuovo approccio per le datazioni al radiocarbonio che ha permesso di ottenere un’altissima precisione. E per uno dei sei fossili esaminati, l’analisi ha restituito una datazione corrispondente a oltre 45.000 anni fa. “L’analisi al radiocarbonio – spiega la professoressa Talomo – conferma che questi fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa”.Questi dati, insieme alle datazioni dirette delle ossa umane, ci forniscono un quadro cronologico molto chiaro di quando l’Homo sapiens ha occupato per la prima volta questa grotta, nell’intervallo tra 45.820 e 43.650 anni fa, e potenzialmente già 46.940 anni fa.

Homo Sapiens il fossile più antico: manufatti in osso e avorio possibili collegamenti?

Una coesistenza prolungata quella dell’Homo Sapiens e dell’Uomo di Neandertal che scomparve circa 40 mila anni fa. Questo ha inevitabilmente influenzato i percorsi delle due specie, come mostrano alcuni indizi ritrovati sempre nella grotta di Bacho Kiro. I nuovi scavi hanno infatti portato alla luce anche alcuni manufatti in osso e avorio, sempre risalenti alla fase iniziale del Paleolitico superiore. Oggetti che i ricercatori hanno collegato a testimonianze neandertaliane di alcuni millenni più tardi ritrovate in altre aree d’Europa.

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Ilaria Sabbatino

Studentessa di Informatica all'Università del Molise, 22 anni, maturità tecnico economica (ragioneria). Attualmente presto Servizio per l'Italia come volontaria del Servizio Civile Universale progetto Molise Noblesse e sono stagista per il Corso di Giornalismo della Scuola di Giornalismo UMDI. Amo gli animali, in particolare i cani, mi piace l'estate e il mare. Adoro la danza Classica, attività che ho svolto per nove anni.

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