Diritti sessuali delle donne. L'Europa vuole vederci chiaro

Diritti sessuali delle donne. L’Europa vuole vederci chiaro

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Diritti sessuali delle donne a rischio, non solo nei Paesi terzi, ma spesso anche in Europa. Il parlamento dell’Ue esorta i Paesi Membri ad un cambio rotta sulle politiche riguardanti l’accesso alla sanità, i diritti sessuali e riproduttivi dell’universo femminile

Diritti sessuali delle donne al centro della Raccomandazione europea. L’Ue esorta i Paesi membri ad adottare misure di tutela: gli argomenti toccati sono la salute, i diritti sessuali e riproduttivi. Svolta anche sulla tampon-tax; il parlamento chiede l’eliminazione dell’imposta sugli assorbenti a favore di un’Iva allo 0% su questi beni di prima necessità considerati beni di lusso.

Diritti sessuali delle donne in Aula

Il parlamento europeo ha diffuso un testo tra i Paesi membri dell’UE per sollecitare misure atte a garantire il libero accesso a tutte le donne alla salute sessuale e riproduttiva. Tra le diverse tematiche analizzate, la salute sessuale e riproduttiva come sfida dell’UE; accesso universale a prodotti mestruali sicuri, equi e circolari; un’educazione sessuale completa; metodi contraccettivi moderni quale strategia per conseguire l’uguaglianza di genere; sussistenza per l’aborto sicuro; accesso alle terapie per la fertilità; assistenza alla maternità, alla gravidanza e al parto per tutti; servizi per la salute sessuale e riproduttiva durante la pandemia di Covid-19 e in tutte le altre situazioni di crisi. Insomma, la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti diventano pilastri dell’uguaglianza di genere, della democrazia e dell’eliminazione della violenza di genere.

Consenso, salute sessuale e riproduttiva

Nella nota del parlamento europeo si invitano gli Stati membri a garantire a tutte le persone il diritto di compiere scelte informate ed a fornire i mezzi necessari per permettere a tutte le persone l’accesso alla salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti.  Il parlamento dell’Ue chiede inoltre che l’accesso a tali diritti sia libero non discriminatorio, riconoscendo il ruolo delle informazioni pubbliche su tali diritti. Esorta, inoltre, a raccogliere dati statistici anonimi per individuare ed affrontare eventuali differenze basate su elementi discriminatori quali età, sesso, genere, razza, etnia, classe, casta, affiliazione e convinzioni religiose, stato civile o socioeconomico, disabilità, stato di sieropositività all’Hiv (o ad altre infezioni sessualmente trasmissibili), origine nazionale e sociale, status legale o migratorio, lingua, orientamento sessuale o identità di genere.

Educazione ed informazione come tutela dalla violenza

Nel testo si legge la volontà del Parlamento europeo a sensibilizzare le donne in merito all’importanza del libero accesso agli esami di  screening. Mette in risalto, inoltre, l’importanza della prevenzione delle malattie tramite l’educazione sessuale e riproduttiva. Invita i Paesi Membri a combattere la violenza ginecologica ed ostetrica rafforzando le procedure di consenso libero ed informato. Suggerisce, quindi, di rafforzare le procedure che garantiscono la protezione da trattamenti disumani e degradanti in contesti sanitari; sottolinea l’importanza dell’affrontare questa violenza specifica tramite la formazione dei professionisti del settore medico.

Diritti sessuali delle donne disabili

La Commissione si dice preoccupata per la negazione dell’accesso alle strutture sanitarie in ambito di salute sessuale e riproduttiva alle donne e ragazze con disabilità; particolarmente sconvolgente l’invito di garantire l’autodeterminazione delle persone con disabilità che sono esposte al rischio di sterilizzazione forzata.

Diritti sessuali delle donne e tampon tax

Sulla tampon tax il Parlamento chiede l’abolizione dell’imposta sugli assorbenti per portare l’IVA allo 0%. In Italia  i prodotti mestruali sono tassati al 22% rendendo assorbenti e tamponi beni di lusso; al momento l’Iva ridotta al 5%  è in vigore dal 2020 solo per gli assorbenti compostabili o lavabili e per le coppette mestruali. Contemporaneamente viene suggerita l’importanza della promozione di prodotti mestruali riutilizzabili e privi di sostanze tossiche adottando misure di sensibilizzazione riguardo i benefici di prodotti riutilizzabili rispetto quelli monouso.

Educazione dei giovani, stereotipi e conseguenze

Il Parlamento chiede di garantire a tutti i bambini ed a tutte le bambine delle scuole primarie e secondarie, nonché a quelli che non frequentano la scuola, l’accesso ad un’educazione sessuale ed informazione completa; “scientificamente corrette, basate su prove, adeguate all’età e non giudicanti, senza nessun tipo di discriminazione.”Invita, poi,gli Stati Membri a finanziare adeguatamente i servizi atti alla formazione sessuale e riproduttiva garantendo il giusto funzionamento degli uffici di sostegno e dei centri di educazione sanitaria. Ricorda, poi, che la stigmatizzazione della sessualità e della riproduttività, l’informazione scarsa e non corretta porta a ritardare le diagnosi di diverse malattie come l’endometriosi (causa principale di infertilità e priva di cure.)

Diritti sessuali delle donne: garantire i contraccettivi a tutte e tutti.

L’invito del Parlamento è quello di garantire il libero accesso a metodi contraccettivi moderni e di alta qualità salvaguardando, in questo modo, il diritto fondamentale alla salute ed al diritto di scelta libera, informata e consensuale.

Aborto ed obiezione di coscienza

Viene ribadito il diritto all’aborto come decisione volontaria, informata basata su richiesta della persona; gli Stati Membri vengono invitati a garantire l’accesso universale all’aborto sicuro e legale, al rispetto della propria libertà. La Commissione esorta, quindi, alla depenalizzazione dell’aborto nonché all’eliminazione degli ostacoli all’aborto legale garantendo il diritto all’aborto sancito dalla legge 194 del 22 maggio 1978. Chiede, dunque, che gli Stati rivedano le disposizioni giuridiche in materia e ad allinearle alle norme internazionali sui diritti umani garantendo il libero accesso all’aborto nelle prime fasi della gravidanza, e quando necessario, oltre. La Commissione riconosce il diritto dei medici di invocare l’obiezione di coscienza ricordando però che l’obiezione di coscienza personale non può interferire con il diritto della paziente di praticare un aborto legale e sicuro in una struttura sanitaria.

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