Alex Schwazer ha sbagliato, ha pagato, si è rimboccato le maniche, o forse si è riallacciato le scarpe, ed è tornato a correre. A quattro anni dalla squalifica per doping, l’altoatesino oltre ogni più rosea aspettativa, forse per via della pressione mediatica, offre una clamorosa prova di forza trionfando nella 50 chilometri di marcia a squadre, traghettando l’Italia al primo posto nel Mondiale e non è poco.
Trascinato dal calore del pubblico romano scanzonato e dotato di grande apertura, il marciatore azzurro, già oro a Pechino nel lontano 2008, a Roma è sempre stato nel gruppo di testa rompendo subito gli indugi tra il 25esimo e il 30esimo km staccando gli inseguitori.
Qualche anno fa aveva detto di aver chiuso con le maratone e per sempre, ma poi con un grosso carico di aspettative sulle spalle, con cui ha dovuto correre chilometro dopo chilometro, alla prima occasione utile, dopo essersi allenato in sordina, con gli sguardi taglienti come lame addosso, Schwazer centra l’obiettivo “biglietto aereo per Rio 2016, dominando tutta la gara.
L’azzurro è andato in fuga ai 25 km, vincendo in 3h39’00”, con 3’39” sull’australiano Tallent e 5″02 sull’ucraino Glavan. Ha dato oltre tre minuti e mezzo di distacco al campione olimpico di Londra 2012 e nessuno si spettava tanto. Alex Schwazer si ripresenta così, stupendo gli sportivi e non solo quelli, a quasi otto anni dalla medaglia d’oro di Pechino, una vittoria bella ma che gli pesò moltissimo, al punto da farlo crollare in una spirale maledetta di paura e solitudine, così risucchiante da portarlo a scelte
scellerate che pagò duramente. A quarantacinque mesi di distanza dalla giusta squalifica per Epo, di cui evidentemente non aveva alcun bisogno, aRoma l’altoatesino ha dominato e vinto senza batter ciglio una 50 km di marcia che lascia qualche dubbio, poiché alcuni atleti fortissimi erano assenti. Poco importa però, poiché la gara di Schwazer, che non correva in gare ufficiali da tre anni e nove mesi, è stata una prova degna di un vero campione con pochi rivali.
Alex ha condotto la maratona e con una progressione crescente da esperto maratoneta, prendendo in mano la vittoria negli ultimi 10 chilometri. Era pesante lo zaino di pregiudizi che si portava dietro, ma forse si è lentamente alleggerito, sciogliendosi con il sudore. Era un po’ teso Alex, dava occhiate al cardiofrequenzimetro, doppiava gli avversari con il cuore in gola, e correva avanti, sempre avanti.
Se Schwazer è stato la punta di diamante della squadra azzurra, con lui hanno vinto anche Marco De Luca quarto, Teodorico Caporaso quinto, Matteo Giupponi sesto e Federico Tontodonati nono.
L’atletica italiana è in grande spolvero, e ora può volare a Rio 2016 con rinnovato entusiasmo. Alex sa che l’italiano è un popolo strano, qualcuno lo guarderà di sottecchi ancora un po’, ma sa anche che è sulla via giusta. Ora è un esempio, ora che dopo il capitombolo si è rialzato e ha vinto e ha dimostrato di saperlo fare in modo pulito.
di Simona Aiuti
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