Tac ai pompeiani di duemila anni fa. Analizzati i calchi in gesso: nuove verità

Tac ai pompeiani di duemila anni fa. Analizzati i calchi in gesso: nuove verità

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Tac ai pompeiani per riscoprire la città di Pompei ed i suoi abitanti antichi. Come cambia la realtà pompeiana con l’innovativo metodo dell’analisi in tac

Tac ai pompeiani mostrano il nuovo volto di Pompei. Fino ad ora, infatti, si credeva che Pompei fosse stata una semplicissima cittadina di periferia. Le indagini tomografiche dei gessi pompeiani ha permesso di fare luce sull’antica città: Pompei fu un centro vivace e abitato da giovani benestanti che fino all’ultimo respiro cercarono di stringere i loro beni di valore.

Tac ai pompeiani

I calchi in gesso (corpi travolti dalla nube piroclastica) sono stati inseriti nella tac ed hanno rivelato delle caratteristiche sorprendenti.
Due sagome ravvicinate, che fino ad oggi sono state definite come mamma e figlio, sono state analizzate nel macchinario. L’analisi ha permesso di scoprire che fossero, in realtà, due ventenni.

Tac ai pompeiani: cosa sono i calchi in gesso?

La tecnica dei calchi in gesso è stata ideata da Giuseppe Fiorelli nella seconda metà dell’Ottocento. Il metodo  prevede la realizzazione di una colata di gesso liquido nelle cavità lasciate dai corpi che si sono decomposti all’interno del materiale vulcanico. Una volta solidificato il gesso viene rimosso il terreno circostante per far emergere la forma ottenuta. A tal proposito, lo stesso Fiorelli nel 1863 dichiarava: “L’archeologia non sarà più studiata nei marmi o nei bronzi, ma sopra i corpi stessi degli antichi, rapiti alla morte, dopo diciotto secoli di oblio.”

Un mendicante abbiente

Un dei calchi presenti a Pompei è stato considerato da sempre come un mendicante con in mano una borsa dove poter mettere i soldi. In realtà, grazie all’uso della tecnica della tac, si è scoperto che fosse un giovane benestante. L’uomo portava sandali e cinghie tipiche dei ceti sociali alti e con un’età che si aggira sui ventanni.

Tac ai pompeiani: parla la sovrintendenza

Un progetto interdisciplinare di ‘archeologia globale’ che indaga tutti gli aspetti dell’attività – spiega il Soprintendente Massimo Osanna – non fermandosi ad un settore, ma volto alla ricostruzione dell’intera società; nel lavoro sono stati coinvolti oltre agli archeologi e restauratori anche antropologi fisici, radiologi, odontoiatri, ingegneri, informatici”. La tac ha permesso di acquisire immagini volumetriche multistrato all’interno dei calchi. In questo modo è stato possibile ricostruire gli scheletri all’interno dei calchi.

Uno studio interdisciplinare

Sullo schermo della tac di uno dei gessi è apparsa una dentatura in perfetto stato dotata anche degli ottavi. A tal proposito l’odontoiatra Elisa Vancore afferma: “ciò dimostra che l’alimentazione degli antichi doveva essere molto più sana della nostra, priva di zuccheri e ricca di verdura e frutta mentre notevoli sono i segni di abrasione in quanto i denti erano utilizzati come strumento da taglio”. Al suo fianco, il radiologo Giovanni Babino sottolinea: “Inoltre la bocca è chiusa il che indica che la morte del soggetto non è avvenuta per asfissia ma per cause diverse”.  Fino Ad oggi sono stati realizzati cento calchi a Pompei.

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