Simbolo dell’assolutismo regio, la presa della Bastiglia fu considerata l’inizio della rivoluzione francese. Siamo agli esordi di un periodo di radicale e violento sconvolgimento sociale, politico e culturale che durò 10 anni
Era il 14 luglio 1789, il giorno in cui il popolo francese decise di dire basta ad un regime monarchico che lo aveva ridotto alla fame. La fortezza, chiamata appunto “Bastiglia” era la prigione in cui vennero incarcerati principalmente gli oppositori della monarchia, simbolo di tutti i crimini dell’Ancien Regime. Il suo assalto avrebbe dato il via alla Rivoluzione Francese, alla successiva decapitazione di Luigi XVI e della moglie Maria Antonietta nonché ai più drammatici anni del Regime del Terrore. La fortezza parigina, emblema dell’ancien Regime, costruita al tempo di Luigi XIII, era prigione di Stato. Il generale Pierre Augustine Hulin prese la guida degli insorti urlando a gran voce: “Amici, siete buoni cittadini? Sì, lo siete! Allora marciamo verso la Bastiglia”. I prigionieri trovati all’interno della fortezza e rilasciati sono sette: quattro falsari, due malati mentali e un libertino. La Bastiglia venne data alle fiamme. Due giorni dopo l’Assemblea Nazionale ne delibererà la demolizione. L’occupazione da parte del popolo di questa fortificazione e prigione fu l’inizio vero e proprio della Rivoluzione, un atto simbolico e di fatto momento in cui il ceto povero si armò contro il potere e i soprusi dell’aristocrazia. L’attacco all’antico edificio della Bastiglia, prigione di stato nella quale in quel momento vi erano soli sette detenuti, fu un episodio di per sé poco importante sul piano pratico, ma che, col tempo, assunse un enorme significato simbolico.
Evento cruciale della Rivoluzione Francese, per gli storici rappresenta l’inizio del movimento popolare francese che andò a scardinare il vecchio regime monarchico. La Francia versava da tempo in una situazione critica che investiva sia il settore economico che quello sociale: il popolo era ormai stanco degli sprechi e dei soprusi da parte del regime monarchico. Per cercare una soluzione alla crisi che diventava sempre più grave il 5 maggio 1789 erano stati convocati a Versailles gli Stati Generali, ma senza alcun esito. Gli animi dei Francesi erano esasperati, mentre la monarchia cominciava a dare segni di cedimento. A Luglio il Ministro delle Finanze Jacques Necker fu destituito perché si era avvicinato in più occasioni alle ideologie popolari, e così avvenne con altri ministri per diversi motivi. L’episodio della Presa della Bastiglia non ebbe grandi ripercussioni, lo stesso re Luigi XVI sottovalutò le conseguenze e la portata dell’evento. Ma era chiaro a tutti che il popolo intendeva proseguire la lotta senza alcuna esitazione. Nonostante il governatore della prigione, Bernard-Renè Jordan de Launay, avesse tentato di raggiungere un accordo con gli insorti, questi riuscirono ad entrare nella fortezza e ne seguì anche un violento scontro, nel quale persero la vita alcune persone, compreso lo stesso de Launay.
Dopo il 14 luglio la Bastiglia fu lentamente smantellata e oggi, nel posto in cui sorgeva, vi è una delle piazze più famose di Parigi, “Place de la Bastille”. La prigione della Bastiglia, inaugurata da Carlo V il 22 aprile 1370, inizialmente venne utilizzata come location per feste e sontuosi ricevimenti. Poi, a partire dal XVII secolo diventò una prigione di stato che vide rinchiusi al suo interno personaggi famosi come il marchese de Sade e Voltaire. Il 14 luglio di ogni anno il popolo francese ricorda l’episodio della Presa della Bastiglia con una festa nazionale. L’ondata rivoluzionaria partita dalla Francia aveva coinvolto anche altri Paesi europei, tanto che la Rivoluzione francese è ancora oggi considerata l’emblema della libertà e dell’indipendenza popolare. La Rivoluzione Francese, uno dei movimenti popolari più importanti della storia, è stata organizzata e guidata dalla media borghesia, che si avvalse della forza dei contadini per portare avanti gli obiettivi prefissati. Il principale scopo era quello di trasformare il regime monarchico in Repubblica, dove le classi sociali fossero determinate non in base alla nascita, ma in base al patrimonio posseduto. Nella “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, stilata dall’Assemblea Nazionale, gli ideali rivoluzionari vengono riassunti nello slogan: “Libertà, Uguaglianza, Fraternità”. Il motto indicava chiaramente che si intendeva creare uno stato incentrato sulla sovranità popolare e la suddivisione dei poteri: tutto ciò diventa effettivo con la Costituzione del 1791. Di fatto, l’Assemblea Costituente eliminò alcuni istituti medievali che favorivano il clero e la monarchia. Tra i rivoluzionari più accesi ricordiamo Danton, Marat e Robespierre. Fin dal momento in cui il Terzo Stato (formato da borghesi e contadini) si affaccia per rivendicare i propri diritti, trova la ferma opposizione del Re, della Chiesa, dell’aristocrazia e dei monarchici.
Una delle conseguenze della Rivoluzione francese fu la redistribuzione dei terreni e della ricchezza. A conclusione della rivolta popolare vi fu un colpo di Stato, organizzato da Napoleone Bonaparte, che si mise a capo dell’Impero francese nel 1804. Il Codice Napoleonico, da lui elaborato nello stesso anno, conteneva alcuni principi cardine della Rivoluzione francese, e gettava le basi per una effettiva separazione tra Stato e Chiesa. Gli aneliti rivoluzionari si fecero sentire anche nella letteratura: poeti come Carducci, Foscolo e Parini espressero nei loro componimenti forti sentimenti di uguaglianza e libertà. La corrente letteraria di questo periodo si chiama “Romanticismo”. Nel periodo rivoluzionario si era affermata la nuova cultura dell’Illuminismo, caratterizzata dai principi dell’ egualitarismo, del contrattualismo e del razionalismo. I filosofi illuministi propugnavano la supremazia del concetto di “Nazione”. Anche la Rivoluzione Americana si ispirava agli stessi principi di libertà ed uguaglianza, non a caso il testo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino è ispirato al testo della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America: è il segno che i tempi erano ormai maturi per attuare un radicale cambiamento della società.
di Marta Ucciferri
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