Successo per Your Name al Cineforum UMDI. Protagonista del dibattito il filo rosso del destino

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Il film di più visto del 2016 in Giappone, Your Name è molto più che un semplice anime. Un mix di love-story e dramma fantascientifico, che ha fatto immedesimare gli spettatori e ha fatto conoscere la “leggenda del filo rosso”. I ragazzi turchesini hanno potuto anche ascoltare la testimonianza di Francesco, un promettente giovane bojanese che vuole realizzare il sogno di diventare produttore.

(UMDI UNMONDODITALIANI) Un altro successo per il Cineforum UMDI Place of Ideas: dibattito sui temi del film Your Name, nella sede  della redazione del quotidiano internazionale Un Mondo d’Italiani, a Bojano. Un appuntamento settimanale che è diventato consuetudine per tutti gli appassionati di cinema e scambi di opinioni costruttive. L’evento è organizzato dal quotidiano internazionale Un Mondo d’Italiani diretto da Mina Cappussi, dal Centro Studi Agorà per Molise Noblesse, Movimento per la Grande Bellezza, Casa Molise, Ippocrates, Servizio Civile  Universale, Borghi della Salute, Borghi d’Eccellenza. L’attenzione questo mese è tutta focalizzata sull’amore e i suoi tempi, senza ragione per la logica umana, razionali per il cuore. I temi di Your Name, scritto e diretto da Makoto Shinkai, sono stati i protagonisti del dibattito. Molto apprezzato dalla critica mondiale, ancora oggi questo anime detiene il record di incassi nella storia dell’animazione giapponese. La trama si svolge a Tokyo e dintorni. I protagonisti sono un ragazzo e una ragazza. Taky è un giovane che vive al centro di Tokyo con il sogno di diventare un artista o un architetto. Mentre la ragazza, Mitsusha, abita in un paesino rurale e sin da piccola ha sempre voluto vivere in una grande città. Un giorno quest’ultima esprime il desiderio di essere un bel ragazzo di Tokyo ed è qui che l’avventura dei due ha inizio. Infatti, una mattina, entrambi si svegliano l’uno nel corpo dell’altra e da quel momento si susseguono una serie di eventi ai limiti della comicità, anche se non manca una sfumatura drammatica. Un’avventura fantastica che porta alla nascita di un amore che si muove su spazi temporali sfalsati, ma alla fine trova sempre il modo per raggiungerti…

 

MA PRIMA DI INIZIARE…

I ragazzi Turchese, prima di iniziare il dibattito sui temi del film, hanno potuto ascoltare la testimonianza del giovane  Francesco Mattiaccio, promettente ragazzo bojanese dalle idee chiare. Francesco, sebbene abbia 18 anni, ha avuto la possibilità di fare esperienza nel campo cinematografico, affiancando sceneggiatori, attori e produttori; attratto da questo ambiente, ha raccontato quanto sia difficile entrare nel campo del cinema, ma di quanto sia poi affascinante farci parte. Ha donato consigli utili ai ragazzi,confermando che umiltà ed educazione siano alla base di ogni ambiente lavorativo e ha affermato, con entusiasmo e convinzione, il suo sogno: quello di diventare produttore!

 

IL DIBATTITO

Le argomentazioni trattate dal film sono state soggetto di discussione. Il Cineforum Place of Ideas, d’altronde, nasce dalla voglia di far conoscere alle persone il mondo del cinema e non solo; parlando di film di forte impatto emotivo e culturale, mai scontati, e in grado di spostare il nostro punto di vista per dare campo fertile a riflessioni sulla realtà che ci  circonda; proprio questo è successo quando tutti i partecipanti si sono riuniti in cerchio; ognuno ha manifestato la propria impressione, portando alla luce temi differenti. Anteposto al dibattito, un filmato di educazione civica, teso a sensibilizzare gli spettatori e renderli più consapevoli degli effetti (collaterali) del nostro comportamento nei confronti del mondo. Poi, sotto la guida dei conduttori Paolo Monaco e Francesco Cornacchione, si è dato il via al dibattito vero e proprio, che ha portato ad uno  scambio di idee e punti di vista tra i ragazzi Turchese e gli ospiti presenti. Your Name si basa sulla leggenda del filo rosso, conosciuta solo da Paolo e Grazia, che la hanno resa nota ai presenti al dibattito: “il filo rosso del destino – ha introdotto Grazia – è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha inoltre la caratteristica di essere indistruttibile – ha poi continuato Paolo – le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi”. Alla luce di ciò, è stata Monica, mamma di Francesco Mattiaccio, a porre la domanda cruciale: “E voi, credete al destino?”. Fatta eccezione per qualcuno, la maggior parte dei ragazzi non crede che la persona sia predestinata dalla nascita, ma che siamo noi a scrivere ciò che chiamiamo convenzionalmente fato. Qui, alcune testimonianze:

 

ILENIA

“Personalmente, ci credo molto al destino! Secondo me, ogni nostra azione, ogni cosa che facciamo, è lì pronta e scritta, e non possiamo agire su di esso, cambiarlo, modificarlo.”

 

GRAZIA

“Credo che nulla avvenga per caso… Però dobbiamo essere anche noi abbastanza furbi da cogliere le piccole cose che passano sotto i nostri occhi! E anche se ci saranno momenti negativi, dobbiamo avere la forza di abbracciarli, e trarre insegnamenti da essi.”

 

VALERIO

“Non ci credo al destino. Come facciamo ad avere la forza quando le cose negative, sono davvero negative, come una malattia? Prendo l’esempio Steve Jobs… Era un genio, la società Apple è attualmente un colosso mondiale della tecnologia, ma lui è morto. Che senso ha?”

 

GIANLUCA

“Ognuno di noi scrive la propria storia! L’unica cosa che non possiamo programmare è la nostra nascita… Per il resto, siamo noi, con le nostre azioni quotidiane, con le nostre scelte, a trovare la strada, giusta o sbagliata che sia. Ma siamo sempre noi che scegliamo dove andare.”

 

FRANCESCO

“Nemmeno io credo al destino. Se faccio qualcosa, sono consapevole a cosa vado incontro, sono io a scegliere quella particolare direzione… Inoltre, mi sono immedesimato molto nei panni di Taki, il protagonista di Your Name. In lui, ho rivisto abbastanza me.”

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