Outdoor MoliseNoblesse: che bolle in pentola? Spazio ai borghi e attenzione al territorio. In preparazione la seconda edizione de “I Palemient”, in collaborazione con i partner locali
Outdoor MoliseNoblesse, spazio ai borghi e attenzione al territorio. Dopo l’emergenza Coronavirus l’invito a riscoprire l’Italia arriva da più fronti. Il mondo è pieno di posti bellissimi, ma il nostro Paese non è da meno. Il progetto, che vede a capo Mina Cappussi, da sempre si occupa di promozione territoriale dei luoghi ameni regionali, incontaminati e perlopiù non toccati dall’industrializzazione. “Adesso è l’ora di concentrarsi alla promozione di questo grandissimo patrimonio dei borghi che ha solo l’Italia e che il Molise rappresenta degnamente, facendosene portabandiera, con 136 comuni piccoli e piccolissimi dislocati su un territorio unico fatto di montagne selvagge, di mare, di laghi, di fiumi, castelli, palazzi nobiliari, chiese, monumenti, testimonianze del passato e di un popolo, i Sanniti, che il mondo ci invidia” – commenta la Cappussi.
Outdoor MoliseNoblesse, seconda edizione “I Palemient”
Che bolle in pentola? Una riunione preliminare si è tenuta ieri alla redazione del giornale internazionale UMDI – Un Mondo D’Italiani. I ragazzi Molise Noblesse, dopo il successo della scorsa edizione, in collaborazione con i numerosi partner locali organizzano un nuovo appuntamento de “I Palemient”. “Sarà una passeggiata nella natura alla scoperta del territorio incontaminato bojanese. Partiremo da Bojano e andremo alla ricerca dei palemient ai Liponi fino ad arrivare a Civita, dove visiteremo l’antico castello della borgata e godremo del meraviglioso belvedere” – fanno sapere i collaboratori. L’evento si terrà il 25 giugno, tenetevi pronti, siete tutti invitati!
I Palemient, l’arte della vinificazione
La mulattiera è composta da edifici quadrati, con muri a secco e terrazzamenti con la funzione di evitare l’attività erosiva dell’acqua. 5 sono i palemient situati su questa costruzione, erano locali adibiti alla vinificazione della Tintilia, costituiti da vasche sottostanti ad una pressa, azionata da pali che attraversavano l’intera struttura, per l’azione contemporanea di pigiamento e torchio dei grappoli. Il mosto veniva poi filtrato con foglie di rovi o i cladodi del pungitopo, per poi iniziare la fermentazione in particolari botti. Il prodotto veniva consumato indifferentemente come succo d’uva e, in seguito alla fermentazione, come vino vero e proprio, con il caratteristico sapore pungente e un po’ selvaggio.
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