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Coronavirus: guarire si può, ma prevenire è meglio. Cosa provano i malati? Nonna Lorenza ce lo racconta

Scienza

La guarigione arriva, spesso in pochi giorni, altre volte dopo una lunga degenza in ospedale. I contagi arrivano a 35.713 e siamo pervasi da un’ondata di negatività. Reagire è necessario, soprattutto dopo aver ascoltato storie di speranza e messaggi di positività delle prime persone ad essere contagiate. Morena, Luigi, Lorenza solo alcuni nomi dei 4.025 guariti

Guarire dal Coronavirus è possibile, quasi certo. Dall’inizio dell’epidemia i contagi complessivi italiani sono stati 35.713, e dal punto di vista mondiale, la situazione sta precipitando ovunque (i contagiati francesi sono 9.134, a New York i contagi sono raddoppiati in 24ore, in Messico c’è stata la prima vittima, in Argentina ci sono 97 casi ed un deceduto). In Italia ci sono, attualmente, 28.710 contagi, + 2.648 rispetto a ieri, 2.434 vittime, + 475 rispetto alle ultime 24 ore, 4.025 guariti, + 1.084. La situazione si presenta sempre più complessa e drammatica ma, fortunatamente, era prevedibile per cui il nostro sistema sanitario è pronto a rispondere (grazie anche ai numerosi aiuti che sono arrivati in questi giorni dagli italiani, che hanno prontamente risposto alla richiesta di aiuto). Nella sola giornata di ieri, si sono registrati 475 decessi in più, andando a superare la Cina che non ha registrato, nel corso dell’epidemia, un numero così alto di vittime in 24ore. I dati sono davvero allarmanti e tutti sono ormai spaventati da questa situazione, finora, il deceduto più giovane per il coronavirus SARS-CoV-2 è Fabrizio Marchetti, 32 anni, barista di Nova Milanese. Siamo pervasi da un’ondata di negatività ma, resistere è importante ed avere fiducia nel domani lo è ancora di più, per questo, moltetestate giornalistiche, dal Corriere della Sera a La Stampa ad alcuni giornalilocali, hanno raccolto le storie di chi, invece, ce l’ha fatta a sconfiggere questo virus. Il Consiglio superiore di sanità, organo di consulenza tecnica e scientifica del Ministero della Salute, ha stabilito che ci sono due definizioni differenti per indicare un paziente guarito: il paziente clinicamente guarito, le cui manifestazioni cliniche del virus si sono risolte (non ha più sintomi) ma può risultare ancora positivo al test per il Covid-19 e, il paziente guarito, sia dal punto di vista clinico che virologico, che risulta essere negativo ai due test fatti a 24 ore di distanza.

I racconti dei guariti

Le testimonianze di chi ce l’ha fatta sono grandi messaggi di speranza per il resto del popolo italiano. Le storie dei primi guariti arrivano per lo più dal Nord. Morena Colombioperaia 59enne che vive in provincia di Milano, racconta di aver avuto i primi accenni intorno al 14 febbraio con dei sintomi influenzali che sembravano non voler passare, il tampone le è stato fatto successivamente, il 21 febbraio, a cui è seguito un isolamento ospedaliero (era uno dei primi casi accertati nella provincia) e fortunatamente non ha mai avuto bisogno della terapia intensiva, “Mi ritengo fortunata ma ci sono persone che non ce la fanno, per questo continuo a ripetere a tutti di stare a casa. Anche la quarantena fa paura ma ci si organizza”Luigi Tommasini, fotografo napoletano 59enne che vive nel Lodigiano, ha contratto il virus nell’ospedale di Codogno, dove si recava nei giorni dello scoppio dell’epidemia per una terapia riabilitativa alla spalla, ha provato a curarsi dal solo ma il 2 marzo è stato preso in carico dai sanitari. Fortunatamente, non ha mai necessitato della terapia intensiva ed ora prosegue le cure in casa. R.I., medico chirurgo che opera all’ospedale di Alzano Lombardo57enne guarito dal coronavirus testimonia così la sua esperienza: “In fondo mi è andata bene, la febbre non ha mai superato 37 ma voglio tornare subito al lavoro. La quarantena? Tra cucina, libri e corsi online non mi sono mai annoiato”.

Anche i nonni guariscono dal Covid-19

Il messaggio di speranza “Anche i nonni guariscono!” arriva da Matteo Bassetti, infettivologo e primario di malattie infettive dell’ospedale di Genova. A testimoniarlo è la guarigione di Lorenza, 75 anni, che torna così a sorridere, dopo aver contratto il virus ad Alassio dove si era recata l’11 febbraio in uno dei due hotel, messi poi in quarantena, per una settimana di vacanza in riviera. “Quando mi hanno portata al San Martino e mi hanno detto cosa avevo mi sono disperata. Non per me. La mia famiglia ha bisogno che io ci sia. Pensavo che sarei morta e non li avrei più rivisti”. È rientrata qualche giorno fa a Castiglione d’Adda, dove aspettavano di riabbracciarla i suoi 4 figli e 6 nipoti, una delle quali in attesa di un bimbo. Dopo una passeggiata sul lungomare, è stata assalita da febbre, respiro che mancava e debolezza invincibile: “Sono stata curata da medici e infermieri fantastici”. Fortunatamente le possibilità di sopravvivenza sono molto alte, e su queste noi dobbiamo concentrarci. Evitare il contagio per non sovraccaricare il sistema sanitario nazionale e prevenire così l’ulteriore sviluppo del virus si può, basta seguire le indicazioni e i decreti emanati dal Presidente Conte; prevenire è meglio!

Pamela Cioffi

Ciao a tutti! Sono Pamela, ho 25 anni e frequento il corso di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali all'Università degli Studi del Molise. Ho scelto di dedicare quest'anno all'Italia, come volontaria del Servizio Civile Universale e ho aderito con entusiasmo al progetto Molise Noblesse. Prendervi parte mi ha permesso, tra tante cose, di essere stagista per il quotidiano internazionale UMDI. Grazie alla maturità scientifica, mi sono appassionata alla conoscenza del mondo, adoro l'Arte, la Cultura e la Scienza. La curiosità mi spinge a conoscere sempre nuove cose. Sono amante della lettura e dei viaggi.

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