Sant’Egidio è l’emblema di una piccola comunità, richiama la stessa su un’altura a venerare una figura, una montagna, l’amicizia e la semplicità che si ritrova nei piccoli gesti. Un eremo di un piccolo periodo che serve a chiarificare l’anima.
1 settembre 2019 tutti a Sant’Egidio, una tradizione antichissima e il rito più importante per la città di Bojano, forse più sentito della festa per il Patrono San Bartolomeo, sicuramente più vicino alla sensibilità genuina della gente. Il giorno dopo la processione pagana, tradizione di pochi decenni che vede una banda musicale itinerante su tappe costituite da viveri e bevande, è un giorno sacro per i bojanesi. Si sale in montagna con ogni mezzo, per percorrere poi l’ultimo tratto a piedi, tra antichi faggi con folte chiome che ombreggiano il percorso dal sole cocente, che anche esso come se fosse una tradizione, alla fine della celebrazione, si oscura dalle nuvole per proclamare la chiusura della festa. Arrivati nell’altura, accolti dalla profonda frase: “La montagna è come la religione, si ricorre ad essa allorché lo spirito ha bisogno di essere purificato”, e assetati a causa del percorso e dal peso degli zaini, ci si dirige subito verso la fontana, che riversa un’acqua limpida e fresca raccolta dal massiccio del Matese. Bisogna berla quell’acqua, necessariamente, perché essa rappresenta l’anima pura della montagna, di quella sfumatura di verde tipica del Molise che non tramonta mai. Un po’ per la sua morfologia prettamente collinare e montana, un po’ per l’esposizione, un po’ per la natura della roccia e un po’ per la sua posizione geografica il Molise rimane verde quasi tutti l’anno.
di Samuele Doganiero
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