Italia, terra di passaggio. Le coste del Bel Paese toccate dal 99 per cento dei migranti

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Con lo status di rifugiati sono arrivati via mare in Europa 256.319 migranti: il 99 per cento, ha messo piede sulle coste italiane e elleniche, mentre la Spagna ha toccato la quota record di zero. Se le dinamiche dei flussi procedono in questo modo e con queste proporzioni, a novembre l’Italia potrebbe diventare l’unica strada percorribile per ambire ad una vita migliore.

(UMDI – UNMONDODITALIANI) Azzerata la rotta spagnola, ridotto al lumicino il corridoio ellenico-balcanico, l’unica «strada» percorribile resta il nostro Sud. A luglio la Penisola italiana è risultata approdo per la quasi totalità di coloro che si sono messi in viaggio. A confermarlo sono le elaborazioni sui dati forniti dall’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati: considerato il totale dei migranti sbarcati in Europa nel mese di luglio, 93 su 100 sono stati registrati in Sicilia e Calabria, in Puglia, Sardegna e Campania. Il resto in Grecia. Mentre la Spagna ha toccato la quota record dello zero assoluto. Poche decine, ma con proporzioni stravolte, a livello continentale, per l’accordo tra Unione Europea e Turchia sulla gestione dei migranti. Gli anni più recenti, in considerazione delle gravissime tragedie che hanno colpito tante popolazioni, hanno visto crescere accanto al più tradizionale strumento del riconoscimento dello status di rifugiato,  nuovi strumenti di protezione. Dal punto di vista giuridico-amministrativo lo status di rifugiato è riconosciuto a chi, se tornasse nel proprio paese d’origine, potrebbe essere vittima di persecuzioni, quindi di azioni che rappresentano una violazione grave dei diritti umani fondamentali. Con questo status sono arrivati via mare in Europa 256.319 migranti: di questi 253.843, ha messo piede sulle coste italiane ed elleniche.

Se in assoluto la Grecia mantiene per quest’anno il primato con poco più di 160 mila arrivi, si scopre che i nuovi ingressi nell’Ellade sono crollati fino a novemila in quattro mesi. In Italia è successo l’opposto: dopo un avvio di un 2016 con meno di 19 mila migranti registrati nei centri nel periodo gennaio-marzo, altri 75 mila sono sbarcati nei successivi quattro mesi, stando sempre sopra le ventimila unità mensili da giugno. Se le dinamiche dei flussi procedono in questo modo e con queste proporzioni, a novembre l’Italia potrebbe arrivare a superare la Grecia. Una ulteriore questione dell’emergenza sbarchi è l’accoglienza, che, come nota il ministero dell’Interno, al 1 agosto registra 140 mila migranti ospitati. La Lombardia è la regione che in questo momento ne accoglie di più. “In Italia abbiamo visto anche associazioni impegnate in uno sforzo straordinario per dare accoglienza  a queste persone” – spiega Mons Perego, direttore generale Migrantes e co-autore con il nostro direttore UMDI, Mina Cappussi, del Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo – “il solo Comune di Milano, coadiuvato da associazioni e cooperative, ha assicurato assistenza e ristoro da ottobre 2013 a oggi a circa 54 mila persone, in massima parte siriani, di cui 14 mila bambini. Uno sforzo immane portato avanti con le sole energie del territorio, senza poter contare di fatto su un coordinamento nazionale nella gestione dei flussi dai porti meridionali”.

L’Italia per molte persone, in particolare siriani e palestinesi, è terra di passaggio per raggiungere famiglie e comunità in altri paesi europei, dove sono convinti di trovare maggiori opportunità lavorative, ma anche strumenti e modalità di accoglienza più efficaci. D’altronde non si può non  tenere conto delle preoccupazioni scaturite nell’ultimo attentato, sull’opportunità di dare lo status di rifugiati a presunti terroristi.