Festa della mamma negata a milioni di scrofe strette in gabbie minuscole con i loro piccoli

Festa della mamma negata a milioni di scrofe strette in gabbie minuscole con i loro piccoli

Ambiente Attualità

Festa della mamma negata. La doppia faccia del mondo che ci riempie di immagini tenere di mamme con i loro bambini e nasconde l’orrore di altre mamme che non possono coccolare i propri piccoli perché le abbiamo trasformate in macchine di produzione.

Festa della mamma negata per tante mamme, troppe, oltre mezzo milione solo in Italia. La Festa della Mamma ci riempie di immagini dolci e tenere di mamme con i loro bambini, di mamme austere, mamme d’un tempo che hanno fatto sacrifici, mamme di oggi, moderne eppure sovraccariche di lavoro, mamme che si perdono negli occhi dei loro piccoli, mamme che ci proteggono dal cielo.

Festa della mamma negata: l’altra faccia

Oggi che ricorre la Giornata dedicata a tutte le Mamme del Mondo non potevo non ricordare le mamme che diventano tali perché violentate dall’uomo, inseminate artificialmente e trasformate in macchine da produzione. Come donne e come mamme dobbiamo far sentire la nostra voce per fermare questa barbarie

Mamme che non possono amare i loro piccoli

Le mamme scrofe – come hanno ricordato proprio oggi Animal Equality, la Lav e CIFW – sono chiuse in gabbie così strette da non potersi muovere. Non un’ora, un giorno, una settimana: la maggior parte della loro misera vita! Non possono neanche controllare dove sono i loro cuccioli, tanto che purtroppo spesso finiscono per schiacciarli involontariamente.

Festa della mamma negata

Una scrofa, allevata artificialmente e quindi impossibilitata a correre e a cercare il cibo più adatto, pesa oltre 130 chilogrammi. Questi animali, con una mole del genere che già è innaturale, sono immobilizzati in una gabbia, ridotti a macchine per la riproduzione negli allevamenti intensivi. Oltre mezzo milione le scrofe che vengono allevate in Italia. La stragrande maggioranza di loro trascorre metà della propria misera esistenza in gabbia, in un ciclo continuo tra inseminazione, gestazione, parto e allattamento.

 

Motherhood, maternità

Festa della mamma negata secondo un meccanismo diabolico. Lo racconta GreenMe con Motherhood, il nuovo, emozionante e toccante cortometraggio che, in occasione della Festa della Mamma, mostra la terribile vita a cui sono costrette milioni di scrofe in gabbie minuscole negli allevamenti intensivi.  Il progetto è curato dalla regista olandese Eline Helena Schellekens e dalla montatrice Kate Morgan, già autrici del pluripremiato cortometraggio M6NTHS, che raccontava la vita negli allevamenti intensivi dal punto di vista di un suinetto. Il progetto è stato commissionato dall’organizzazione internazionale per la protezione degli animali allevati a scopo alimentare Compassion in World Farming.

Gabbie di gestazione: partorire nell’impossibilità di muoversi

Le gabbie di gestazione impediscono alla scrofa di compiere qualsiasi movimento, può stare solo in piedi o sdraiata. Non può grufolare e cercare cibo, sviluppa comportamenti stereotipati come mordere le sbarre, non ha un’area riservata per depositarvi i propri escrementi. Eh sì, i maiali non amano la sporcizia, non vivono nei propri liquami. In natura i maiali sono animali pulitissimi che scelgono pozze d’acqua limpida per godere di un bagno ristoratore. Siamo stati in grado di schiavizzare altri esseri viventi e convincerci che li abbiamo anche resi felici! Soprattutto grave è che mentiamo ogni giorno ai bambini, nascondendo il sangue, la sofferenza, la mattanza che sono dietro ad una fetta di prosciutto!

E a tutte le mamme che stanno leggendo: pensate un po’ a quando eravate in dolce attesa, mettetevi per un attimo nei panni di queste povere madri costrette a partorire sul cemento senza potersi muovere, senza poter scegliere la posizione meno dolorosa! In natura ogni mamma sceglie con cura e per tempo il luogo per poter dare alla luce i propri piccoli: noi obblighiamo le mamme a farlo in gabbie strettissime!

Gabbie di allattamento: l’inferno della maternità

Le gabbie di allattamento sono la vergogna e il fallimento dell’umanità. La scrofa non può costruire il nido per i suoi piccoli, e vive in un ambiente che le crea stress e frustrazione. Non può sottrarsi, come fanno naturalmente tutte le mamme in natura, alla continua richiesta di latte dei piccoli, per cui sviluppa anche infiammazioni ai capezzoli. Può ferirsi sul dorso con le sbarre o sviluppare zoppie. Sviluppa anche in questo caso comportamenti stereotipati come mordere le sbarre o masticare.

Una vita indegna

La scrofa avrà ogni anno avrà in media 2,2 parti. Una scrofa in queste condizioni vive per circa 3 anni, quando invece potrebbe viverne circa 10 anni. Ma in questo caso forse è l’unica soluzione per diminuire l’infinito orrore della schiavitù.

Festa della mamma negata: la storia di mamme schiave

«Motherhood – spiega Olga Kikou, Direttrice di Compassion in World Farming EU, come riportato da GreenMe – mostra come le scrofe vivono in Europa la propria maternità indotta. Sono animali altamente senzienti che vengono ridotti a oggetti, mere unità di produzione confinate in un gabbia».

GreenMe

“L’uscita di questo nuovo corto – spiegano da GreenMe – arriva in un momento chiave per la campagna End the Cage Age, a seguito dell’audizione pubblica del Parlamento europeo del 15 aprile, dove l’Iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo e supporto da parte di parlamentari e commissari UE. Ora spetta alla Commissione UE impegnarsi a porre fine all’era delle gabbie. Ma soprattutto dipende da tutti noi mettere fine, definitivamente, alla schiavitù del Terzo Millennio.

Ovviamente lo stesso accade per mucche, galline e via dicendo. Le mucche, ad esempio, vengono ingravidate artificialmente e, appena nasce il vitellino, le viene strappato affinché quel latte prodotto per il suo piccolo, divenga bevanda innaturale per gli esseri umani. I piccoli, ovviamente, vengono ammazzati. Le galline sono costrette a fare un numero di uova enormemente maggiore di quelle che farebbero in natura per covarle. I pulcini maschi sono triturati vivi.

Leggi altro

Mina Cappussi

Sono nata il 14 luglio, che è tutto dire! Docente a contratto per l’UNIVERSITA’ ROMA TRE, Facoltà di Lettere, dipartimento di Linguistica, Corso di “Metacomunicazione sul Web e New Media” Laureata con Lode in Scienze Politiche, Master in Management Sanitario Professionale di II livello Master in Diritto del Minore Roma Sapienza, Master in Didattica professione Docente, Perfezionamento in Mediazione Familiare e consulente di coppia Università Suor Orsola Benincasa Napoli, Diploma di Counselor, Master sull’Immigrazione e le Migrazioni Italiane Università Venezia, Master in studi su Emigrazione Forzata e dei Rifugiati - University of Oxford, Master Class in Giornalismo Musicale, Diploma DSA, Diploma Tecnologo per l'Archeologia Sperimentale. Scrittrice, saggista, giornalista, artista, iscritta all’Ordine dei Giornalisti, International Press Card Federation of Journalists, Direttore e Publisher dal 2008 del quotidiano internazionale UN MONDO D’ITALIANI