18 milioni di debiti per un comune di 9000 abitanti sono una enormità. Debiti che arrivano dall’amministrazione di Antonio Silvestri e da coloro che erano nella sua maggioranza. I segretario senza chiavetta, la minoranza assente, una sala gremita per ascoltare le parole di Marco Di Biase. Le responsabilità
18 milioni di debiti non pagati, che peseranno sulle spalle dei cittadini, nessuno escluso, per i prossimi venti anni, la Corte dei Conti che ha puntato la città di Bojano per inettitudine e inefficienza, finti avanzi di amministrazione per nascondere spese esorbitanti, al di fuori di qualsiasi limite del buon senso, residui attivi senza fondamenta, conti ordinari pagati con l’addendum, costi oltre ogni logica, consulenze, spese legali. E’ l’amministrazione di Antonio Silvestri il vero imputato al processo innescatosi in seguito alle dimissioni del sindaco, Marco Di Biase. Con Silvestri, Gaetano Policella, Remo Perrella, Carlo Perrella, Gianluca Colalillo, Antonio Di Biase, Giuseppe Risi, tutti corresponsabili, secondo Di Biase, dello sfacelo. E’ la fotografia che è venuta fuori dall’attesa conferenza stampa tenuta dal sindaco di Bojano, Marco Di Biase, per spiegare il motivo delle sue dimissioni. Martedì 23 luglio, alle 15.30, una sala gremita a Palazzo Colagrosso, ha accolto in religioso silenzio le dichiarazioni di Di Biase, senza che un solo fiato si levasse a contraddire o supportare le ragioni del primo cittadino. Troppo forte l’annuncio, troppo grande la responsabilità, troppo incresciosa la situazione, troppo doloroso il momento; nessuno ha detto una sola parola mentre Di Biase proseguiva nel suo discorso di calma apparente, in realtà concitatamente solitario. In prima fila, pronti a dargli man forte e a sostenere le sue ragioni, era schierata l’intera maggioranza (quella rimasta dopo le defezioni ormai lontane dell’assessore Roberta Scinocca e dei consiglieri Zuccarino e Silvio Perrella). In silenzio, consci del momento storico, il Presidente del Consiglio comunale, Remo Perrella, i consiglieri Angelo Arena, Virgilio Spina, Lucia Amatuzio, Giuseppina Malatesta, l’assessore esterno Clementina Columbro, hanno occupato le prime sedie nella sala universitaria del palazzo appartenuto alla famiglia Colagrosso. Nei posti successivi tanti cittadini, ex amministratori, anche dei paesi vicini.
Mancava in maniera compatta l’opposizione, compreso Carlo Perrella che ha fatto da consapevole ago della bilancia, responsabile di aver mantenuto in piedi un’amministrazione votata al sacrificio finale, in considerazione della situazione di sfinimento della casse comunali. Nell’ultimo consiglio Carlo Perrella aveva fatto pesare il suo ruolo, aveva ricordato che il suo voto è stato determinante per la tenuta in vita dell’amministrazione, aveva rivolto frecciatine, non troppo velate, nei confronti dell’assessore Virgilio Spina, aveva chiesto il rimpasto della giunta con l’ingresso di altre persone (oltre ai danni, gravi, già fatti, imponendo l’ingresso di candidati non eletti, quindi non votati dai cittadini) e un ridimensionamento di Virgilio Spina.
Ora, se ad una conferenza pubblica in cui un sindaco spiega le motivazioni dietro le sue dimissioni, una parte del consiglio comunale non si presenta, qualche dubbio viene spontaneo. Se tra questi consiglieri ci sono quelli che nella passata consigliatura si trovavano nella stanza dei bottoni, dunque pienamente responsabili del dissesto, quella latitanza si può capire. O sapevano già cosa avrebbe detto il sindaco e non se la sono sentita di affrontare il pubblico una volta che questi avrebbe appreso dei debiti e delle spese esorbitanti, o erano impegnati già a comporre la lista per la prossima campagna elettorale, sicuri di riconquistare la poltrona. Delle due una, giacché pare impossibile che degli amministratori, sia pure di minoranza, non siano interessati a quello che succede nella loro città.
IL SEGRETARIO SENZA LA CHIAVETTA
In aggiunta alle problematiche economiche legate al lascito ereditario di Silvestri & C, che Marco Di Biase non poteva immaginare di tale portata, come Un Mondo d’Italiani aveva anticipato in esclusiva, il colpo di grazia all’amministrazione traballante di Bojano l’ha dato il dr. Principe, segretario generale fantasma, che non sa usare il computer, non firma alcunché, non si presenta e compare solo per la riscossione dello stipendio. Giuseppe Principe si è insediato il 17 novembre del 2018 e in otto mesi, 240 giorni, è stato presente solo 52 giorni. Gli altri 190 giorni deve essere stato malato, a giudicare dai certificati medici reiterati che arrivavano all’ultimo momento al protocollo comunale, mettendo in ginocchio l’azione amministrativa e persino la normale gestione ordinaria. Insomma, il comune di Bojano ha pagato e paga un segretario comunale che, in pratica, non c’è. Non solo, a otto mesi di distanza non ha acceso una volta il computer, non ha scritto una lettera, addirittura non è riuscito ad ottenere la chiavetta per pagare i mandati. Magari, è un suggerimento per la Corte dei Conti e per la Procura della Repubblica, non sarebbe male una verifica sull’operato del funzionario, sull’efficienza ed efficacia della sua azione, sulle relazioni professionali e personali prima dell’arrivo a Bojano, sull’operato e sulla qualifica dei medici che hanno accertato uno stato di salute così traballante e non l’hanno ricoverato subito per salvargli la vita. Marco Di Biase ha le sue responsabilità, legate ad un immobilismo ad oltranza, ma oggi si spiegano tante situazioni che parevano senza senso
“Una decisione sofferta, soffertissima, meditata a lungo, ma necessaria”. Con queste parole Marco Di Biase ha aperto la conferenza stampa, il volto segnato da lunghe notti insonni a cercare di trovare soluzioni al problema, ma il riverbero di una certa serenità innescata dalla decisione di arrendersi. Forte emozione all’inizio, poi è andato giù come un trattore, rivelando particolari tenuti nascosti in tutti questi mesi.
RINGRAZIAMENTI PER L’AMBIENTE, NULLA PER LA CULTURA
Alla fine ha ringraziato le associazioni ambientaliste e quelle che hanno fatto azioni di pulizia di luoghi, ma ha dimenticato di ringraziare le associazioni che da anni promuovono la cultura, l’arte, il paesaggio, la musica, la bellezza.
di Mina Cappussi