L’autore del famoso brano “Hallelujah”, lascia un vuoto nel cuore di tutti i suoi fan. Nelle sue canzoni Cohen ha affrontato i temi dell’amore, della politica, del sesso e della religione esplorando ogni aspetto della vita.
Nato nel 1934 a Montreal in una famiglia medio borghese di origini ebraiche, Cohen arrivò tardi alla musica, intorno ai trent’anni, dopo la pubblicazione di diversi romanzi e raccolte di poesie, come la seconda The spice box of earth, che divenne un successo internazionale, e il romanzo Beautiful Losers che nel 1966 ottenne grande successo di critica. A convincerlo a scrivere canzoni e a esibirsi dal vivo fu la cantautrice folk Judy Collins, e fu lei a voler interpretare due delle sue prime composizioni: Suzanne, che divenne subito un grande successo radiofonico ed è ancora oggi uno dei pezzi più noti del repertorio di Cohen, e Dress rehearsal rag. Un cantautore a cui si sono aperte le porte dei grandi raduni rock, come il festival dell’isola di Wight, nel 1970, in cui suonò Suzanne con la chitarra di fronte a 600 mila spettatori, anche se i suoi primi album, a cominciare da Songs of Leonard Cohen (1967), sono segnati da una fortissima malinconia, tanto da essere definito “il poeta laureato in pessimismo”. I suoi primi album sono caratterizzati da suono scarno, quasi minimalista: Songs from a room (1969) con la stupenda Bird on the wire più volte ripresa nel corso della sua carriera e il terzo Songs of love and hate (1971), mentre più tardi, con il cambio di rotta grazie alla collaborazione con Phil Spector per Death of a ladies’ man del 1977, il disco più controverso della sua carriera, Cohen abbracciò il jazz e gli stilemi etnici della musica mediterranea e orientale, retaggio della sua lunga permanenza da scrittore nell’isola greca di Hydra, ai tempi delle sue sperimentazioni lisergiche a base di Lsd.
Ci mancheranno le sue canzoni, la sua voce profonda e la magia dei suoi concerti, il suo aspetto signorile e l’eleganza sul palco, la grazia con cui interpretava le canzoni, il rispetto che nutriva per il pubblico e che dimostrava sempre per i suoi musicisti.
di Davide Colacci
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