8 milioni di euro per il Covid-19 stanziati dalle Chiese Valdesi e Metodiste

Notizie Nazionali

Per fronteggiare la crisi sanitaria, sociale ed economica, causata dal diffondersi del covid-19, le Chiese valdesi e metodiste, si sono impegnate a contribuire con la donazione di 8 milioni di euro. Ciò servirà per creare un fondo speciale destinato, soprattutto, ad aiutare le realtà più fragili.

(UMDI-UNMONDODITALIANI) Questo periodo di emergenza, che sta attraversando tutto il Paese, ci vede coinvolti a combattere il Covid-19, un nemico invisibile, che ha scatenato in tutta la popolazione sofferenza e preoccupazione. A questo punto, anche le Chiese valdesi e metodiste hanno deciso di impegnarsi e contribuire, insieme alle loro organizzazioni di servizio sociale, educativo e culturale, donando 8 milioni di euro, sperando di condividere delle speranze con le migliori espressioni di impegno solidale, destinati soprattutto alle realtà più vulnerabili e marginali.

UN FONDO SPECIALE PER AIUTARE LE REALTÀ PIÙ FRAGILI

La Tavola valdese, avvertendo, per le chiese che rappresenta, la responsabilità di contribuire anche con mezzi straordinari all’impegno diretto a fronteggiare la crisi sanitariasociale ed economica prodotta dal diffondersi del virus Covid-19, gli 8 milioni di euro, sono stati ricavati dai fondi dell’Otto per mille assegnati annualmente alle Chiese valdesi e metodiste, per la costituzione di un Fondo speciale destinato a tale finalità. La Tavola è già impegnata nell’attenta valutazione di serie, credibili e lungimiranti linee di azione e intervento, che esigono scelte non affrettate, non emotive, da confrontare con soggetti istituzionali ed enti del terzo settore. Tali linee di azione si muoveranno lungo due direttrici: la prima è concentrata sui bisogni immediati urgenti, soprattutto di tipo sanitario, su cui stanno già confluendo molte risorse generosamente messe a disposizione da singoli, fondazioni e altre organizzazioni benefiche e rispetto ai quali si vuole, quindi, mantenere l’attenzione sull’evoluzione della situazione, soprattutto in quelle zone del Paese che appaiono più fragili e meno attrezzate a fare fronte all’emergenza. La seconda direttrice riguarda le necessità della ripresa oltre l’emergenza, considerando ciò che ancora non si vede: le voragini di disagio, esclusione e impoverimento nelle quali precipiteranno le categorie sociali più esposte alle conseguenze del blocco prolungato di attività produttive e reti di sostegno sociale e delle scelte di redistribuzione di risorse umane finanziarie imposte in questi mesi dalle misure adottate per frenare il contagio.

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