All’età di sette anni, ebbe quella che lui definì la sua conversione da mondo a Dio: sentendosi chiamato a consacrare la propria vita al Signore intensificò la preghiera, recitando ogni giorno in ginocchio i sette Salmi penitenziali e l’Ufficio della Madonna. Studiò lettere, scienze e filosofia e maturò la decisione di farsi gesuita e nonostante l’opposizione del padre, entrò nel noviziato della Compagnia di Gesu’ a Roma. Luigi si prodigò intensamente ad assistere i più bisognosi. Malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi con nessuna evidenza di contagiosità, ma un giorno, trovato in strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò in ospedale. Pochi giorni dopo morì, all’età di 23 anni
Luigi Gonzaga. E’ venerato come santo dalla Chiesa Cattolica. Durante la sua vita è stato un religioso italiano gesuita. Figlio primogenito di Ferrante Gonzaga, primo marchese di Castiglione delle Stiviere e di Marta Tana di Santena. Primo di otto figli, fin dalla prima infanzia fu educato alla vita militare. All’età di sette anni, avvenne quella che lui definì la sua conversione dal mondo a Dio: sentendosi chiamato a consacrare la propria vita al Signore intensificò la preghiera, recitando ogni giorno in ginocchio i sette Salmi penitenziali e l’Ufficio della Madonna. Nel 1576, a causa di un’epidemia nel feudo, venne trasferito a Firenze col fratello minore presso il granduca Francesco I de’ Medici. A Firenze fece voto di perpetua verginità. Tre anni dopo venne dislocato alla corte di Mantova, dove rinunciò al titolo di marchese. Nel 1580 ricevette la prima comunione da Carlo Borromeo e l’anno successivo si recò a Madrid.
Una vita per i più’ bisognosi
Studiò lettere, scienze e filosofia e maturò la decisione di farsi gesuita e nonostante l’opposizione del padre, entrò nel noviziato della Compagnia di Gesu’ a Roma. Qui ebbe tra i suoi insegnanti San Roberto Bellarmino. Luigi lasciò Roma nel 1589 su richiesta della madre e fece ritorno al paese natale sulla questione legata alla successione del marchesato di Solferino. Il suo intervento si concluse nel febbraio 1590, quando tornò a Milano per continuare gli studi. Tra il 1590 e il 1591, diverse malattie infettive uccisero a Roma migliaia di persone, inclusi i Papi. Luigi si prodigò intensamente ad assistere i più bisognosi. Malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi con nessuna evidenza di contagiosità, ma un giorno, trovato in strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò in ospedale. Pochi giorni dopo morì, all’età di 23 anni. Fu beatificato nel 1605. Nel 1726 fu canonizzato da Papa Benedetto XIII, che lo dichiarò protettore degli studenti tre anni dopo. Nel 1926 fu proclamato patrono della gioventú cattolica da Papa Pio XI.
Di Giuseppe Priolo
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