10000 protocolli notarili, nero fumo, ferro gallico. All’Archivio di Stato di Campobasso il corso di Genealogia di Bojano

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Mina Cappussi e Giuseppe Priolo –

La più antica pergamena notarile risale al 1200 ed è la famosa pandetta. Il corso divenuto famoso all’estero e nei media nazionali quali Donna Moderna e Radio Capital. Dopo l’illustrazione dei fondi conservati nell’Archivio di Stato, la visita guidata è continuata nel laboratorio di restaurazione e di fotoriproduzione.

(UMDI – UNMONDODITALIANI) Archivio di Stato di Campobasso: la responsabile dell’attività didattica, Isabella Ciaccia, ha accolto il corso di Genealogia diretto da Mina Cappussi, tutti gli studenti assieme al docente, Domenico Carriero. Una mattinata di grande coinvolgimento, grazie alla disponibilità del direttore dell’Archivio del capoluogo molisano, dr.ssa Antonietta Verdone, che ha calamitato l’interesse degli studiosi. “Se la lezione sul campo ha riscosso tanto successo – le dichiarazioni del direttore del corso, Mina Cappussi – lo si deve, oltre all’interesse degli studenti, alla qualità dell’accoglienza riservataci all’Archivio di Stato di Campobasso. Ringrazio innanzitutto la direttrice dell’Archivio, la dr.ssa Antonietta Verdone, la dr.ssa Isabella Ciaccia, responsabile delle attività didattiche dell’Archivio, e poi Rosanna Esposito, Mariarosaria Villani che ci hanno accompagnato in questo percorso della memoria ufficiale“. Qualche cenno di storia dell’archivio, istituito nel 1963, e poi l’illustrazione dei documenti storici, o fondi conservati come: l’Intendenza di Molise, istituita nel 1806, con competenze amministrative, di polizia e di vigilanza sui comuni e sugli stabilimenti pubblici su tutto il territorio provinciale, la Miscellanea e gli atti demianali, dal 1806 al 1954, dove sono presenti piante toponime del XIX secolo e protocolli notarili grazie al quale si possono ricostruire costumi dei vari paesi molisani attraverso il corredo descritto negli atti del notaio. L’ultimo documento presentato è stato il Catasto Onciario: i registri purtroppo sono conservati nell’Archivio di Stato di Napoli ma nel 1988, una spedizione, curata dall’allora direttrice Renata De Benedittis, fu mandata ad acquisire alcuni catasti molisani.

I ragazzi di “Alternanza scuola-lavoro”, che collaborano con l’archivio di via Orefici, hanno dato lettura di un elenco di antichi mestieri, recuperati sempre negli atti notarili: c’era il focaio funaro, il possidente, il maccaronaio e il pizzicagnolo. Successivamente è stata presentata la mostra, inaugurata lo scorso 27 gennaio, intitolata “Gli ebrei e i campi di concentramento in Molise attraverso le carte d’archivio. 1940-1943”. La storia dei campi di concentramento molisani è stata ricostruita grazie al Fondo Questura presente nell’Archivio. Pochi mesi dopo l’ingresso in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, furono istituiti cinque campi  speciali: ad Agnone, allestito nel luglio 1940 nell’ex convento di San Bernardino di Siena e aveva una capienza di circa 150 posti, a Casacalenda nell’ex convitto della Fondazione Caradonio-Di Blasio, a Isernia, nell’ex convento delle Benedettine, a Vinchiaturo in un edificio privato e a Bojano, in un ex tabacchificio di proprietà della società Saim e situato alla periferia della città. I primi internati arrivarono nel settembre 1940 e furono soprattutto rom, cinesi ed ebrei stranieri. I priogionieri ricevevano adeguata assistenza e persino una somma in danaro. Non sono state registrate violenze di sorta. Il campo fu chiuso il 15 luglio 1941. I 58 rom presenti furono trasferiti ad Agnone.

“I corsisti – spiega il direttore del corso, Mina Cappussi – hanno avuto accesso al laboratorio di restauro. Il processo di recuperoe di un documento, presentato dalla dott.ssa Mariarosaria Villani, è complesso. Durante l’incontro sono stati analizzati alcuni registi notarili del 1600visibilmente rovinati dal tempo, dagli insetti o addirittura dai topi. Il restauro avviene con la pulizia del documento con acqua e alcool oppure con il bicarbonato di calcio. Successivamente avviene l’asciugatura e l’aggiunta della carta, proveniente dal Giappone, che deve avere lo stesso spessore del documento che viene restaurato. Il procedimento può durare anche un mese. In conclusione, i documenti che sono stati restaurati sono conservati in armadi di ferro, dove non entra l’umidità e la temperatura è misurata regolarmente. Nel laboratorio di fotoriproduzione, grazie alla dott.ssa Rosanna Esposito, ricercatori, studiosi o semplici appassionati di genealogia hanno potuto vedere come semplici atti, mediante una richiesta scritta, possono essere riprodotti da un computer attraverso una fotocamera di ultima generazione. Nell’Archivio di Stato è presente anche una biblioteca e una sala studio”.

“La visita presso l’Archivio di Stato di Campobasso – ha dichiarato il docente del corso, Domenico CarrieroOnciario di Oratino, o vedere le tecniche di digitalizzazione degli stessi. Ringrazio personalmente lo staff dell’Archivio di Stato, in primis la– penso abbia lasciato un segno nei corsisti in quanto li ha resi ancor più consapevoli di quanto questo Archivio sostenga e supporti i ricercatori nelle proprie ricerche, e di quanto sia concentrato sulla conservazione degli scritti per evitare che il tempo cancelli tutto. I corsisti hanno potuto toccare con mano alcuni testi antichi qui conservati, tra i quali il catasto  Dott.ssa Ciaccia, oltre ai suoi collaboratori, per averci regalato una mattinata che ha completato le conoscenze da acquisire in questo corso base di Genealogia”.

“Sabato prossimo – conclude Domenico Carriero – effettueremo una verifica finale di apprendimento che consta di un esercizio legato alle nozioni acquisite e nella lettura di vari atti antichi per ricercare delle informazioni da me richieste. E da quel momento toccherà ai corsisti continuare in autonomia le ricerche grazie a quanto appreso nelle 12 lezioni del corso per arrivare pronti al corso di genealogia di livello medio che si terrà l’anno prossimo a Bojano”.

L’ultima lezione del corso di Genealogia si terrà a Bojano, sabato 4 marzo, presso la sede del quotidiano internazionale “UN MONDO D’ITALIANI” in Località Terre Longhe, Piazza Giovanni Paolo II.

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