Via Micaelica a Castel San Vincenzo: tutti gli interventi nel segno di San Michele

Ambiente

Domenico Caiazza, Padre Francis Tiso, Giulio de Jorio Frisari, Franco Valente, Mina Cappussi, Mariantonietta Romano, Marisa Margiotta, Don Paolo Scarabeo, questi sono gli illustri relatori che hanno partecipato al convegno della Via Micaelica a Castel San Vincenzo, . Noi siamo abituati a vedere San Michele come l’angelo che uccide Lucifero, San Michele è quindi l’espressione più alta del bene contro il male. San Michele funge da messaggero tra Dio e gli uomini. Nel nostro caso si impone come figura di riflessione, di mediazione. Convegno conclusosi con il concerto del duo Tiziana Tamasi e Antonella Inno

(UMDI-UNMONDODITALIANI) Una chiesa piena, atmosfera speciale, su tutto l’ombra del Principe delle gerarchie angeliche. Un successo incredibile, senza precedenti, quello che ha dato il via alla III edizione 2017 della “Via Micaelica”, il simposio dal titolo Via e Ciclovia Micaelica Molisana, Religione, Storia, Antropologia. San Michele Arcangelo in Molise che si è tenuto venerdì 22 settembre 2017 a Castel San Vincenzo nella chiesa di S. Martino, patrocinato dal Comune di Castel San Vincenzo, Parrocchia di San Martino, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Camera Italoellenica di Tessalonica, Centro Interuniversitario Internazionale Studi sul viaggio Adriatico, Matese Mountain Bike, il quotidiano internazionale UMDI Un Mondo d’Italiani. E’ stato proprio il direttore della testata giornalistica dedicata agli Italiani nel Mondo, la dott.ssa Mina Cappussi, a coordinare gli interventi dei prestigiosi relatori, introducendo l’argomento. “Quis ut Deus? E’ una locuzione latina che tradotta letteralmente significa “chi è come Dio?”. Nella cosmogonia cristiana, la frase ed è attribuita all’arcangelo Michele, che la pronunciò scagliandosi contro Lucifero quando questi mise in discussione il potere di Dio urlando “Non serviam”. Benvenuti in questa antica chiesa, grazie all’amministrazione comunale guidata da Marisa Margiotta, grazie a  Don Paolo Scarabeo che ci ospita. Sono particolarmente onorata di trovarmi ad un tavolo di così alti relatori

Sindaco Marisa Margiotta

“Ringrazio l’organizzazione per aver scelto Castel San Vincenzo e la chiesa di S. Martino, nonché l’eremo dal quale domattina partirà il cammino micaelico. Questo convegno, dedicato a San Michele, ci onora molto, perché Castel San Vincenzo è molto devoto all’arcangelo, che qui si festeggia 8 maggio. La nostra cultura ha preso moltissimo dai Longobardi, anche per la devozione ai Santi. Secondo le testimonianze storiche tale devozione dura da 1400 anni. Vi auguro un percorso di spiritualità”.

Mina Cappussi

Entrando in questa chiesa avrete notato sul pavimento all’ingresso una mosaico con la scritta “ORATE FRATRES A DE JORIO”. La chiesa di S. Martino è stata ridefinita negli ornamenti e negli elementi simbolici nel 1863 dall’archipresbitero Don Nicola De Jorio quarto prozio del prof. Giulio de Jorio Frisari, che è qui con noi come relatore. A devozione e con il diritto di Ius Patronato, è stato concesso il diritto di ricordare la memoria familiare dei de Jorio. Inoltre alle mie spalle in alto, al centro dell’abside vedete un grosso stemma, che rappresenta un raro grifone senza ali rampante verso la stella cometa, che indica il ruolo di custode, legato ai principi di umiltà della regola di San Benedetto. Qui questo pomeriggio sono presenti in chiesa, diversi membri della famiglia Gennaro Petrecca e il papà, Giulio de Jorio Frisari e la contessa Teresa Petrecca e Tiziana Tamasi. Cedo dunque la parola al prof. Giulio de Jorio Frisari per un saluto introduttivo. Tornerà poi in qualità di relatore a parlarci dei complessi rapporti dell’arcangelo con la Divina Commedia.

E Giulio de Jorio Frisari ha portato il saluto della nobile famiglia che abita nel castello di Macchia e alla quale è stato concesso il privilegio della chiesa di S. Martino

Don Paolo Scarabeo

Vero padrone di casa: don Paolo Scarabeo. Parroco che vive intensamente la vita tra la quotidianità. “Non è vero assolutamente, il vero padrone di casa è il Signore, io cerco solo di onorarlo degnamente. Mi scuso, perché a breve devo andarmene, ho due funzioni da celebrare. Porto il saluto di Mon Signore Palumbo e ricordiamo il significato di una frase Quis Deus. Il Quis (è il soggetto che si pone di fronte qualcun altro che tenta di imporsi), Deus (quasi totalmente sparito dalla nostra generazione). Riguardante l’aspetto antropologico del sacro, San Michele che nella scrittura lo troviamo nell’apocalisse, nel angelica è sempre presente, funge da messaggero tra Dio e gli uomini. Nel nostro caso si impone come figura di riflessione, di mediazione. Per noi la figura del santo è impastato nella figura dell’uomo. La valenza antropologica del sacro è una cosa da recuperare, costitutiva per se stessi. Riflettere intorno a ciò, ci fa capire che siamo di fronte a qualcosa più di effimero. Siamo in un orizzonte che è molto più ampio e profondo della nostra consapevolezza. Ho voluto brevemente inserirmi nel contesto, solo spunti che posso essere orizzonti da seguire o abbandonarli, mi scuso ancora e vi saluto”.

E Mina Cappussi ha introdotto l’illustre relatore

“Ho conosciuto Padre Francis molti anni fa, grazie ad un amico comune, Nidardo, quando era Cappellano dell’Eremo dei Santi Cosma e Damiano ad Isernia. Da allora di strada ne ha fatta tantissima e siamo onorati di avere un personaggio del suo calibro qui a San Vincenzo. Francis Tiso è nato a New York, ha insegnato Buddismo Tibetano all’Università Pontificia Gregoriana, ha tradotto molte biografie di Yogi e di Poeti Tibetani come Milarepa e diretto spedizioni di ricerca in Asia Meridionale, in Tibet ed in Estremo Oriente. Laurea in Lettere a New York e in Studi Medievali dalla Cornell University, Master con Lode in Divinità presso la Harvard University e Dottorato presso la Columbia University e la Union Theological Seminary (New York City). Vicario Parrocchiale della Chiesa di St. Thomas More Arcidiocesi di San Francisco, Cappellano della San Francisco State University e della California Medical School. È stato anche Professore ospite presso la Scuola Arcidiocesana di Leadership Pastorale, dove ha insegnato corsi di Teologia di Base. Ha lavorato anche come Vicario Parrocchiale a Eureka in California, e nella Mill Valley sempre in California. In Italia è stato nella Diocesi di Isernia-Venafro, in Italia, nella Parrocchia di San Michele a Fornelli (IS) e adesso nella Chiesa di San Giuseppe Lavoratore ad Isernia come vice parroco. È stato anche Delegato Diocesano per gli Affari Ecumenici e Interreligiosi dal  1990 al 1998 e Rettore dell’Istituto Diocesano delle Scienze Religiose”.

Padre Francis Tiso

Su “Monachesimo: Il Bene, La Cura, La Fede”

Tiso ha parlato della saggezza divina che penetra dentro le cose. “In tutte le cose visibili – ha sottolineato – si trova una festa invisibile, una integrità nascosta. Quest’unità misteriosa è la Sapienza madre di tutto ciò che c’è. E’ dolcezza inesauribile, fonte di gioia. Refluisce verso di me, da tutti gli esseri viventi, mi accoglie mi avvolge. Ma sono qui per un discorso sulla teologia, cominciamo dove Paolo ci ha lasciato. Nel quinto secolo, secondo la leggenda, un contadino, nel seguire un animale si trova in una grotta e ha un’apparizione di San Michele. L’atmosfera li nella grotta è davvero diversa dalla tipica chiesa, primitiva, arcaica, primordiale. In quella grotta, in tutta franchezza sembra di aver assistito per la prima volta alla santa messa”. E Padre Francis ha continuato parlando dei longobardi, arrivati in Italia nell’ultima parte del quinto secolo, alla conquista di grandi territori come Spoleto, Benevento e gli Appennini, ripristinando quella che si chiama via Minucia (e che passava per Bojano, N.d.R). “Questo cammino che lega Spoleto e Benevento – ha rimarcato – passava qui vicino, quindi noi facciamo parte di questa storia”. E ha introdotto la figura di Santa Idelgarda (LEGGI QUI L’INTERVENTO PER INTERO DI PADRE FRANCIS TISO) riflettendo sulla Trinità e sulla difficoltà ad accettare l’dea di tre figure separate: Padre Figlio e Spirito Santo. “ San Michele – ha aggiunto – è il protettore del popolo di Dio. È il principe che combatte contro gli altri angeli quando gli uomini combattono fra di loro. Anche in Tibet e in India abbiamo questa figura, potremmo parlarne a lungo. Ma riflettiamo sulle difficoltà legate all’utilizzo di cavalli e muli. Nel medioevo quando una persona doveva fare penitenza si imponeva un pellegrinaggio a piedi. Se non era in grado di compiere questo cammino erano previste delle indulgenze, per esempio seguire un labirinto in una chiesa (come in Francia), e come nella bellissima chiesa di Petrella, dove c’è un famoso labirinto. Il pellegrinaggio vale un labirinto in cui c’è un incontro con il sacro in un’immagine contemplativa. I labirinti erano inseriti negli orti botanici delle chiese”. E ha illustrato nel dettaglio l’hortus di San Gallo con erbe medicinali come menta salvia finocchio (16 piante). Se noi pensiamo al disegno di un orto come quello del monastero di San Gallo abbiamo una struttura molto semplice di un labirinto”.

Giulio De Jorio Frisari

L’arcangelo E La Commedia, Un Problema Gnoseologico

Nel “Canto Nono” della “Prima Cantica” ordina ai ribelli di cedere al volere supremo, la caligine, effimero segno di un rapporto necessario perché determinato teologicamente dalle origini, appena vela e sfiora l’eterea, numinosa figura. Tra il Settimo, l’Ottavo ed il Nono appare come un “fainomai”, una oscillante ierofania, nell’ancestrale simbolismo bizantino, San Michele è ieratico e, negli ultimi versi dell’Ottavo, viene indicato nella posizione di chi sta oltre la porta dell’Inferno, nella zona del Limbo, perché la sua azione pertiene al mondo, lo ha determinato, concreta miracolosamente Dio nella materialità delle cose e nell’anima, ovvero nel sinolo definibile come coscienza.

Coffe break

Mina: Prima di presentavi il professo Domenico Caiazza, vorrei ricordarvi il “Concerto per Devozione a San Michele Arcangelo” del duo arpa e voce, Tiziana Tamasi e Antonella Inno.

Domenico Caiazza Topografia Storica Dell’area Dell’alto Volturno

“Spiegherò tutto quello che si può su San Michele in 15minuti. La dott.ssa Cappussi mi ha presentato come conoscitore di molte cose, ma è stata troppo buona. Partiamo da un San Michele arcangelo che non ha l’armatura. Angelo, castello, difesa, sono simboli del Medioevo. Chi è Michele? È l’Archi stratega degli angeli tra siti sannitici e battaglie altomedievali. Michele è legato all’acqua: l’acqua ha un potere salvifico”. E lo studioso ha illustrato l’iconografia micaelica e immagini di grotte e di sorgenti risalenti al Medioevo. Ha ricordato l’antico dilemma sul sesso degli angeli, ha fatto cenno al Chronicum Volturnense, alle due famose battaglie vinte dai longobardi per il favore dell’arcangelo, al fatto che la statua di San Michele sia insolitamente portata a spalla dalle donne e che nella grotta non possano entrare le adultere e figli adulterini

Franco Valente Arcangeli E Labirinti

“Ringrazio Mina e tutti coloro che hanno organizzato questa bellissima giornata, anche se un convegno non basta per spiegare e capire tutta la concezione e la complessità dell’argomento. Partendo da San Vincenzo al Volturno si può immaginare che gli angeli venissero rappresentati in maniera apocalittica (4 angeli che reggono il mondo). Sono quasi 30 anni che mi occupo della Cripta di Epifanio. Noi siamo abituati a vedere San Michele come l’angelo che uccide Lucifero, San Michele è quindi l’espressione più alta del bene contro il male. Il concetto di tenebre è ben realizzato nella grotta di Epifanio. Mi sono concentrato sull’ideatore di questa grotta: Cosma Indicopleuste che conosceva benissimo il mondo e la sua rotondità. Arrivava a dire che il mondo teologico non era tangibile con quello in cui viviamo”.

Mariantonietta Romano Verso Una Geomitografia Del Molise Micaelico

“Nessuno è come Dio, a parte Mi-ka-el che quasi lo è! Ma chi è Mi-ka-el? Potremmo dire che Mi-ka-el è un santo Arcangelo disceso su una Montagna. Abbiamo un “luogo alto” e certo, il Gargano, e una figura a prima vista chiara e familiare: un Arcangelo, in forma di divinità alata e armata, che sconfigge un mostro, un demonio, il Male! I giorni in cui san Michele è venerato, l’8 maggio e il 29 settembre, corrispondono di fatto ai periodi in cui le greggi transumanti salgono in montagna a Primavera inoltrata e ne discendono in Autunno (alpeggio), e ai periodi di spostamento di lunga percorrenza dall’Abruzzo alla Puglia (attraverso il Molise). Grazie ai frequentissimi passaggi di romei, santi e guerrieri, lungo i secoli del Medioevo, il Santuario garganico divenne uno dei quattro luoghi di pellegrinaggio più battuti della cristianità”.