Retina artificiale, primo impianto in Italia

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Impiantata, per la prima volta in Italia, una protesi sottoretinica in una donna non vedente. Un vero e proprio modello di retina artificiale in un intervento realizzato al San Raffaele di Milano.

(UMDI-UNMONDODITALIANI) L’intervento è stato realizzato al San Raffaele di Milano su una donna di 50 anni affetta da malattia genetica dell’occhio che provoca una repentina riduzione della vista: i primi sintomi sono iniziati durante l’adolescenza portando all’esaurimento totale intorno ai 25 anni. Secondo i medici è la prima volta in Italia. A detta dell’ospedale, quando sarà attivato il microchip, la paziente tornerà a vedere ombre e a percepire la luce. L’operazione comprendeva l’impianto di una protesi sottoretinica, ovvero un modello di retina artificiale. E’ stato un procedimento delicato, condotto da un’equipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica dell’Unità di Oculistica, diretta dal professor Francesco Maria Bandello. Questo genere di intervento è stato eseguito solo una decina di volte nel mondo. La paziente ora è in attesa dell’accensione del microchip che stimolerà gradualmente la retina permettendole di vedere di nuovo. Tra un paio di settimane verrà accesa.

Funzionamento

Il dispositivo misura circa tre millimetri, contiene 1600 sensori e viene inserito al di sotto della retina, in corrispondenza della macula, per stimolare il circuito nervoso che collega l’occhio al cervello, in questo modo si sostituisce all’attività delle cellule inabili a svolgere il loro lavoro. Un dispositivo destinato a persone che hanno perso la vista in età adulta a causa di gravi malattie genetiche della retina, come la retinite pigmentosa. Il principio di funzionamento si basa sulla sostituzione dei fotorecettori della retina, deputate a tradurre la luce in segnali bioelettrici che arrivano dritti al cervello attraverso il nervo ottico. I fotorecettori non più funzionanti vengono sostituiti da un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico. Un intervento durato quasi undici ore eseguito da un’équipe diretta dal dottor Marco Codenotti, responsabile del servizio di Chirurgia vitreoretinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e coadiuvato dal dottor Antonio Giordano Resti, responsabile del servizio di Chirurgia oftalmoplastica. Codenotti non manca di aggiungere che l’intervento è stato il più complicato mai eseguito, in quanto ogni passaggio è particolarmente delicato. L’esito positivo è stato un grande successo. Il microchip è stato inserito al di sotto della retina, e il circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico è stato posizionato dietro all’orecchio, sotto la pelle. Attualmente questo nuovo modello di protesi è stato impiantato in soli due centri europei.

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