Migranti: costruiamo ponti! Scatto di dignità dell’Europa per sostenere l’Italia

Attualità

Un luogo odiosamente obbrobrioso che si chiama Libia, vero e proprio lager dove la tortura è legittima. Che fare? Istruirli e avviarli ad un lavoro dignitoso, integrarli e spingerli a rientrare per far sì che proprio nel loro paese di origine si creino le opportunità di far decollare una economia. Tra le risorse economiche che vengono “dilapidate” nel viaggio della disperazione, quanto i singoli Stati stanno oggi spendendo per l’accoglienza e le onlus con le navi “salvataggio”, si può fare molto! Ma sono troppi gli interessi economici in gioco. Lo scatto di dignità dell’Europa, le parole di Papa Francesco, i Siproimi di Campobasso e le opportunità reali…

(UMDI – UNMONDODTIALIANI) La disperazione non si ferma con i muri né tantomeno con i ”respingimenti”! Proviamo a capire perché costoro si indebitano per tutta la vita e sono disposti a sradicarsi in tutto o in parte con la loro famiglia ben sapendo che le probabilità di successo sono molto basse, mentre vi è la certezza di essere schiavizzati dai mercanti di uomini durante una traversata desertica per finire in quel luogo odiosamente obbrobrioso che si chiama Libia. Un vero e proprio lager dove se non paghi ti torturano per non dire di peggio. Ebbene è possibile rimandarli indietro all’inferno? No! Non è possibile se si ha un minimo di misericordia e  di dignità umana! E allora che fare? Un primo tentativo è di istruirli e avviarli ad un lavoro dignitoso. Integrarli (che non significa annullare la loro e la nostra storia.) e spingerli a rientrare per far sì che proprio nel loro paese di origine si creino le opportunità di far decollare una economia altrimenti di pura sussistenza. Aiutandoli anche economicamente a fare impresa. Lo spazio c’è eccome. Si tratta di crearne le condizioni minimali. E allora perché non pensare di far sì che i 3-4-5000 dollari necessari per tentare di sopravvivere non vengano invece impegnati da  ciascuno per aprire una attività funzionale ai luoghi d’origine, creando così i presupposti per un futuro meno fosco? Io credo che questa sia una ipotesi da verificare. Si tratta dunque di creare le condizioni di mercato perché ciò avvenga. Dall’agricoltura all’artigianato, dai lavori manuali, ai servizi per la collettività fini ad arrivare all’impresa, e così via.. è proprio così difficile da attuare un simile programma di emergenza proprio in loco? Io credo che le prospettive ci siano, basta organizzarne le condizioni. E attivare un piano di comunicazione adeguato. A conti fatti tra le risorse economiche che vengono “dilapidate” nel viaggio della disperazione quasi senza speranza, quanto i singoli Stati stanno oggi spendendo per l’accoglienza e quanto spendono le stesse onlus con le navi “salvataggio”, si possa fare molto! Ma temo che ciò ben difficilmente possa essere attuato! Troppi gli interessi economici in gioco (spesso anche palesemente malavitosi …) ma uno scatto di dignità dell’Europa dovrebbe e potrebbe fare la differenza! Certo non l’Italia da sola.. prendiamo le parole di Papa Francesco e mettiamole in pratica. Sono questi i ponti che dobbiamo costruire tutti insieme! Ne va del nostro futuro! Le migrazioni per “fame” sono la “storia” da millenni. Attiviamoci prima che sia troppo tardi.

 

NOTA DEL DIRETTORE

Una bella riflessione che guarda alla problematica con l’obiettività dello studioso, sia pure nelle sfumature dell’etica personale e umana. Non possiamo qui non ricordare la diaspora italiana, il vasto fenomeno migratorio che ha interessato l’intera penisola, nessuna regione esclusa, e che ha portato i nostri connazionali in ogni angolo del mondo. Una emigrazione difficile, dura, sollecitata dalla fame, ma soprattutto dal coraggio di coloro che hanno voluto creare condizioni di vita migliori per i loro figli, veri e propri pionieri che hanno sfidato gli oceani, le differenze linguistiche e culturali, la lontananza dai luoghi d’origine e dai loro cari. Per questi eroici viaggiatori non ci sono state politiche di accoglienza, sostegno, aiuti, integrazione, eppure hanno spesso conquistato posizioni elevate nella scala sociale dei Paesi di destinazione  grazie al duro lavoro, all’onestà, alla fiducia conquistata, al genio e all’inventiva, alla disposizione al rischio. Oggi l’Italia si ritrova, da Paese di emigrazione, a nazione di accoglienza, spesso lasciata sola dal resto dell’Europa. E accogliamo con convinzione, sia pure cercando di arginare gli interessi di certe Ong in odore di commistione mafiosa.

Come esempio di accoglienza virtuosa rivolta alla integrazione reale mi preme portare l’esperienza degli Sprar, oggi SIPROIMI, e in particolare Karibu e Integramondo di Assel Gruppo Awa che a Campobasso sta lavorando sodo, con un team di professionisti del settore (operatori, sociologi, psicologi, assistenti sociali, educatori, orientatori ed  esperti in politiche del lavoro) che realizza quella integrazione pratica basata sullo sviluppo e la certificazione delle competenze, attraverso corsi, stage, tirocini formativi, educazione alla autoimprenditorialità. Basterebbe limitarsi al solo settore agricolo, tanto per fare un esempio, per ipotizzare la creazione di posti di lavoro in un settore che i molisani hanno abbandonato da tempo, ma che offre nuovi e infiniti campi di innovazione in un tempo di grande attenzione per le produzioni bio, per un numero di vegetariani e vegani che cresce esponenzialmente.

 

SPRAR, COS’E’ E PERCHE’ OGGI SI CHIAMA SIPROIMI

Lo SPRAR è l’acronimo di Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Il D.L. 4 ottobre 2018, n. 113, convertito in Legge 1 dicembre 2018, n. 132, ha rinominato il Sistema di protezione SPRAR in SIPROIMI – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati. L’accesso al Sistema oggi è riservato ai titolari di protezione internazionale e a tutti i minori stranieri non accompagnati. Inoltre, la nuova disposizione normativa prevede che possano accedere ai servizi di accoglienza integrata del SIPROIMI anche i titolari di permesso di soggiorno per: vittime di violenza o tratta, vittime di violenza domestica, motivi di salute, vittime di sfruttamento lavorativo, calamità, atti di particolare valore civile.

 

* Prof Enzo Siviero – Bridge Builder

Rector University eCAMPUS Novedrate Como Italy

Vice President SEWC (Structural Engineers World Congress)

Deputy Secretary General EAMC (Engineering Association of Mediterranean Countries)