Giudice Corte Costituzionale indagato dalla procura di Roma; sono sereno ma mi dimetto

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La procura di Roma indaga su un giudice costituzionale. L’accusa: peculato d’uso. “Per il rispetto che porto verso il Presidente della Corte Costituzionale, ho ritenuto di presentare le mie dimissioni al Presidente della Corte, Giorgio Lattanzi. Il procedimento è stato definitivamente archiviato in data 7 maggio 2018 dal GIP di Roma, (successivamente all’articolo) il quale ha pienamente accolto la richiesta di archiviazione della Procura

(UMDI-UNMONDODITALIANI) L’ipotesi di reato con cui la Procura di Roma indaga il giudice costituzionale è di peculato d’uso. La vicenda, a quanto si apprende, riguarderebbe l’utilizzo dell’auto di servizio e dei buoni carburante. È certo che potrà dimostrare «l’insussistenza» delle accuse affermando: “Sono sereno e conto di poter dimostrare l’assoluta insussistenza del reato che mi viene contestato, tuttavia per rispetto dell’etica istituzionale e della funzione che ricopro, nonché per il rispetto che porto verso il Presidente della Corte Costituzionale, ho ritenuto di presentare le mie dimissioni al Presidente della Corte, Giorgio Lattanzi“. Nato a Torino il 27 marzo 1961, fu nominato nell’ottobre 2014, dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, giudice della Consulta. Nella vita è stato avvocato, docente di diritto costituzionale alla Statale di Milano, continuando a insegnare anche in altri prestigiosi Atenei, tra cui la Bocconi e l’università di Padova. Dal 1996 al 1997 è  stato assistente di studio alla Corte costituzionale del giudice Valerio Onida. Nel 2010 fu eletto, su indicazione del centrodestra, al Consiglio superiore della magistratura. Durante la sua carriera è sempre schierato con il centrodestra e in particolare è legato a Silvio Berlusconi da un altro precedente piuttosto noto. Nel 2014 riceve la nomina alla Consulta, ha fatto parte della commissione dei saggi scelta da Giorgio Napolitano per favorire le riforme istituzionali, è stato un convinto sostenitore dell’incostituzionalità della legge Severino è inoltre a capo di Italia decide, associazione “di ricerca per la qualità delle politiche pubbliche”. Insieme a lui ci sono Giuliano Amato, Alessandro Campi, Vincenzo Cerulli Irelli, Paolo De Ioanna, Gianni Letta, Massimo Luciani, Domenico Marchetta, Pier Carlo Padoan, Angelo Maria Petroni, Giulio Tremonti. Solo pochi mesi fa un altro giudice costituzionale è finito nel mirino delle indagini dalla Procura di Roma: Augusto Barbera, accusato di presunti illeciti legati a concorsi universitari per sostenere un candidato. In quel caso furono poi gli stessi pm Paolo Ielo e Giorgio Orano a chiedere l’archiviazione, per intervenuta prescrizione.

Il procedimento è stato definitivamente archiviato in data 7 maggio 2018 dal GIP di Roma, il quale ha pienamente accolto la richiesta di archiviazione della Procura.

A tal proposito riportiamo interamente la missiva del giugno 2019 del legale, l’avvocato Lapo Curini Galletti, sperando possa essere utile al lettore per farsi un’idea completa e maggiormente veritiera della vicenda.

“Vi scrivo quale legale di fiducia del Professore, Giudice della Corte Costituzionale. Il mio Assistito, come sapete, nel marzo dello scorso anno, è stato coinvolto in un procedimento penale per un’ipotesi di peculato che ha avuto un importante risalto sul piano mediatico.Il procedimento è stato definitivamente archiviato in data 7 maggio 2018 dal GIP di Roma, il quale ha pienamente accolto la richiesta di archiviazione della Procura. I fatti riportati in tali articoli hanno ampiamente esaurito il proprio contingente interesse di cronaca e, per converso, impediscono l’esercizio legittimo del diritto all’oblio del mio Assistito ogni volta che un utente, cercando sul web il suo nome, è costretto ad imbattersi in tali eventi, ormai totalmente superati. Come noto, il diritto all’oblio – da giurisprudenza ormai consolidata – non è soltanto il diritto dell’interessato a far cessare il trattamento dei propri dati, ma è anche la protezione della propria “autotutela informativa”.

In quest’ottica, l’interessato ha il diritto a non vedere più riprodotte determinate notizie e, nel caso dei motori di ricerca, a che non siano più reintrodotte nel circuito dell’informazione. Ovviamente sorvolo sul danno personale che la ricorrente permanenza di tali testi arreca all’immagine e al decoro del mio Assistito.

 

Sulla scorta di quanto apprezzato, certo che comprenderete le prevalenti e legittime ragioni del mio Assistito, volendo comunque mantenere la presente richiesta nell’alveo di un rapporto collaborativo, ai sensi dell’art. 17 del Regolamento (UE) n. 2016/679, Vi sollecito alla repentina eliminazione di suddetto articolo e al contempo Vi richiedo di attivarVi per l’eliminazione dello stesso sia da eventuali siti web a Voi collegati, sia dalla memoria (c.d. memoria cache) di tutti i motori di ricerca che svolgono un’attività di “spider” in relazione alle Vostre pagine, nonché, infine, di qualsivoglia precedente articolo che riporti eventuali altre notizie in merito alla vicenda citata. Vi ringrazio anticipatamente per la disponibilità. Distinti saluti, Lapo Curini Galletti”