Covid-19: da Trilussa ad Andrea, un messaggio di speranza

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Da Ortueri una storia che fa sorridere: “Sei un virus prepotente che non vale un granché”, filastrocca contro il coronavirus. Profetico si è rivelato il sonetto sul saluto romano di Trilussa: “a salutà romanamente, / ce se guadagna un tanto co’ l’iggene”

(UMDI – UNMONDODITALIANI) Il Coronavirus sta paralizzando l’Italia ma, la risposta dei bambini è piena di speranza. Dopo la chiusura precauzionale delle scuole, gli studenti, di tutte le fasce d’età, devono seguire le lezioni da casa. Tanti sono i disagi, ma sopportabilissimi se si pensa a scenari ben peggiori, e, i docenti, grazie anche all’aiuto dei genitori, stanno gestendo l’emergenza sanitaria nel miglior modo possibile. L’ultima novità in tal senso arriva dalla provincia di Nuoro. Alla richiesta di scrivere una filastrocca, giunta via WhatsApp dalla sua insegnante, Andrea, alunno di una scuola secondaria di primo grado, risponde così: “Etciù! Basta uno starnuto e tutti scappan via, un bacio o una carezza e dritti in farmacia. Ti chiamano corona ma tu non sei un re, sei un virus prepotente che non vale un granché. Dicevano ‘in Sardegna non arriverà’ e invece, guarda un po’, eccoti qua! Fai un po’ paura ma forse non sai che lotteremo finché non sparirai. E anche se non è più carnevale una mascherina dobbiamo indossare. Pensiamo all’igiene e ci laviam le mani e cerchiamo anche di stare lontani. Facciamo di tutto per non farci acchiappare e tu, virus, non riuscirai a infettare. La nostra Italia si salverà e un bel lieto fine ci sarà”. Lo studente di Ortueri stupisce tutti nello svolgimento del compito da eseguire; i suoi versi in rima iniziano con la facile propagazione del Covid-19 (aiutato anche dal comportamento non consono alla situazione che molte persone continuano a tenere) e terminano lasciando un messaggio di speranza per tutti noi: “La nostra Italia si salverà e un bel lieto fine ci sarà”.

PREMONITORE FU TRILUSSA

Rievocare il caro e vecchio Trilussa, famoso per le sue composizioni in dialetto romanesco, è inevitabile. Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, noto come Trilussa, scrisse “La stretta de mano” che recita così: “Quela de da’ la mano a chissesia / nun è certo un’usanza troppo bella: / te pô succede ch’hai da strigne quella / d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia. / Deppiù la mano, asciutta o sudarella, / quanno ha toccato quarche porcheria, / contiè er bacillo d’una malatia / che t’entra in bocca e va ne le budella. / Invece, a salutà romanamente, / ce se guadagna un tanto co’ l’iggene / eppoi nun c’è pericolo de gnente. / Perché la mossa te viè a di’ in sostanza: / Semo amiconi… se volemo bene… / ma restamo a una debbita distanza”. La poesia, parte dei “Sonetti romaneschi” (raccolta di poemi in dialetto romano scritti 1909), vuole in realtà rappresentare una parodia satirica del pensiero fascista (Trilussa era rigorosamente antifascista), ma, potrebbe addirittura essere definita profetica: seguendo il puro significato letterale del testo, il richiamo ad uno dei punti da rispettare per prevenire il contagio è lampante. La preoccupazione, in questi giorni, aumenta sempre di più, non tanto per la gravità del virus in sé, quanto per l’apprensione verso le categorie più deboli (immunosoppressi, pazienti oncologici, pazienti che hanno malattie pregresse, anziani), che possono essere contagiate più facilmente ed hanno una possibilità di guarigione più bassa. Gli inviti del piccolo Andrea, di Trilussa, dell’OMS e di tanti altri, sono di: lavarsi ed igienizzarsi frequentemente le mani; uscire solo se strettamente necessario; mantenere almeno un metro di distanza tra una persona e l’altra; evitare i posti affollati e rinviare eventi e manifestazioni, soprattutto se rivolti al pubblico. È dovere morale di tutti coloro che sono sani evitare le situazioni di possibile contagio per porre fine a quest’epidemia e preservare la salute dei propri cari, in particolar modo delle persone più a rischio. Bisogna, però, ricordarsi di essere delle persone evitando di farci la guerra e restando umani, “semo amiconi, se volemo bene ma restamo a una debbita distanza”.

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