Gennaro Caraviello, 21 anni e un sorriso che non si dimentica. Bojano sotto shock per la morte del giovane

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Era bello, bellissimo, da paura. E dolce, disarmante, generoso. Un sorriso che era un marchio di fabbrica, una icona. Il 28 agosto ha festeggiato l’ultimo compleanno, Gennaro, il ventunesimo e poi nulla più. Il ricordo degli amici, dei ragazzi Turchese, il dolore della mamma Nunzia, del papà Luigi, delle sorelle Chiara e Federica, della fidanzata Mariangela e del suo ex amore, Elettra. A volte gli angeli scendono sulla terra a ricordarci la fugacità della vita (LEGGI AGGIORNAMENTO, ADDIO SUI SOCIAL)

(UMDI – UNMONDODITALIANI) Il 28 agosto aveva festeggiato 21 anni, con una montagna di amici, tantissimi coetanei di Bojano, perché lui era amico di tutti, caratterizzato da quella leggerezza appassionata che solo la gioventù può regalare. Gennaro Caraviello, bello da far paura, le ciglia lunghe ad incorniciare occhi profondi nei quali perdersi, con quella sua “s moscia” che lo rendeva così vulnerabile, così adorabile, se ne è andato troppo presto per potersene fare una ragione, la sua giovane vita spezzata nel terribile incidente stradale che si è verificato ieri sera, 12 ottobre 2019, poco prima delle 20.00 lungo la SS 17, tra Campobasso e Isernia, al chilometro 208, nei pressi dello svincolo per Bojano. Tre i veicoli coinvolti nel sinistro, (una Grande Punto, una Fiat Punto e una Golf), la cui dinamica è ancora da accertare.  Le vetture si sono letteralmente accartocciate nell’impatto, ridotte ad un ammasso di lamiere. Il bilancio della strage è dunque di due morti, Antonio Angelini di 77 anni di Bojano poliziotto in pensione che guidava una delle tre autocoinvolte e Gennaro Caraviello di 21 anni di Bojano, quest’ultimo allievo infermiere al Cardarelli di Campobasso e due feriti, di cui uno in pericolo di vita. In gravissime condizioni un adolescente di 15 anni, Simone, nipote del 77enne, giunto al Pronto Soccorso, dove gli sono state prestate le prime cure e ricoverato immediatamente in rianimazione, in gravissime condizioni, e la madre del giovane Gennaro, infermiera, che è grave ma non sembrerebbe in pericolo di vita.

Sotto shock i familiari, la findazata Mariangela, tutta la città di Bojano, le famiglie, certo, e i giovani, soprattutto i giovani, perché tutti conoscevano questo ragazzo buono, molto discreto, amico di tutti. Gennaro aveva frequentato il Liceo Scientifico a Bojano e stava studiando Scienze Infermieristiche all’Università del Molise, presso la sede di Campobasso, turni e clinica presso il Cardarelli. Un filo invisibile, rosso di sangue, lo ha legato indissolubilmente al nosocomio del capoluogo di regione. Qui Gennaro prestava la sua opera come allievo infermiere, dispensava sorrisi, regalava i suoi modi gentili. Ovunque ci fosse bisogno, accorreva senza risparmiarsi. Aveva scelto Scienze Infermieristiche proprio perché in linea con il suo modo di essere, votato alla cura e all’aiuto, per alleviare le sofferenze dei malati. Qui lavora la madre, Nunzia, anch’ella infermiera, anch’ella un angelo gentile in corsia, sempre dolce, sempre attenta, anch’ella coinvolta nell’incidente. Qui, al Cardarelli, Gennaro è arrivato per l’ultima volta, senza il camice bianco immacolato, senza la penna nel taschino, senza il sorriso disarmante, senza…

ARBITRO, GRANDE PASSIONE

Bravo negli studi, da piccolo aveva fatto parte degli scout, ma la sua più grande passione era arbitrare. Sui campi di calcio ci metteva l’anima, integerrimo quando si trattava di fischiare e pronto ad abbracciare i giocatori quando era finita. Perché il calcio è un gioco, la vita è un gioco, che Gennaro ha giocato troppo in fretta.

ELETTRA

Con Elettra si erano fidanzati da piccoli, erano cresciuti insieme condividendo le scoperte di ogni giorno, le gioie, l’entusiasmo, la curiosità, le prime delusioni. Gennaro adorava la città di Napoli di cui era originario, e andava nella capitale partenopea non appena gli era possibile, portava la sua Elettra che trattava da principessa. Amico della sorella Rebecca, fin dalle Scuole Medie, proprio grazie a Rebecca aveva conosciuto Elettra. La invitava sempre a mangiare pizza e pesce, i suoi piatti preferiti, perché a Napoli aveva lasciato un pezzo di cuore, pur essendosi integrato perfettamente nella sua città, con i suoi tanti amici. Si sono amati intensamente per tre anni, con quella ingenuità della loro età, ed Elettra ha fatto parte della sua breve vita. Crescendo si imboccano altre strade, si erano lasciati a maggio, ma erano rimasti amici, lui si era fidanzato con Mariangela, ma il 28 agosto si erano sentiti per gli auguri, salutandosi fraternamente, centellinando il tempo che sarebbe passato fino al compleanno successivo, con quella sensazione così umana che ci fa sentire invincibili, come se la vita non dovesse finire mai. Ma è stato quello l’ultimo compleanno di Gennaro, il ventunesimo e poi nulla più.

 

I POST SU FACEBOOK, I MESSAGGI WHATSAPP, GLI AMICI IRRETITI DAL DOLORE

“Sorrideva sempre – si sfoga Emanuela – io non riesco a ricordarlo ma senza il sorriso sulle labbra”.

“Era il mio migliore amico – racconta Ferdinando – starei ore a parlare di lui”

“Siamo amici, Mina – si sbottona Amedeo – e me l’hanno strappato via”

“Non si può morire a 21 anni – aggiunge Franco – è come se fosse mancata una parte di noi. Noi ragazzi di Bojano”

“Gennaro era mio amico – ricorda Fabrizio – e non posso credere che non ci sia più”

“Ancora notizie tristi e tragiche da Bojano – Raffaele da – sono costernato e profondamente addolorato. Anche se non conoscevo le persone coinvolte, piango anch’io con i parenti e con tutta la Comunità Bojanese costretta ancora una volta a vivere momenti bui e drammatici”

Le frasi si rincorrono, e i messaggi su whatsapp, i post su facebook, le foto sui social, il ricordo dei volontari del Servizio Civile Turchese che lo conoscevano tutti, tutti suoi amici. Bojano a lutto piange un altro giovane i cui sogni sono rimasti appesi al filo reciso.

 

IL RICORDO DI FERDINANDO

Gennaro è un amico, come si può parlare di un amico? Lui era una persona speciale, un ragazzo bellissimo, sorrideva sempre, non c’era un momento in cui lo vedevi col broncio, era paziente, non ricordo mai un momento in cui si sia mostrato seccato, arrabbiato, spazientito, era solare è si era posto tanti obiettivi da raggiungere nella vita, come quello di diventare un infermiere, per seguire le orme di sua madre, che adorava. Gennaro sapeva amare tanto e colmava di attenzioni la sua ragazza, era altruista verso noi amici, sapeva ascoltare quando c’era qualche problema, e questo non sempre è facile, per un ragazzo senza esperienza, saper ascoltare era per lui una dote innata, da invidiare, quasi, quella dote dell’ascolto, e quella di saper dispensare consigli, solo se richiesti, solo quando servivano davvero. Sapeva dirti cosa era meglio proprio in quel momento, ti aiutava a vedere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Io ho avuto modo di parlarci tante volte è mi ha aperto gli occhi su molte cose quando io non riuscivo a vedere in modo obiettivo perché troppo coinvolto emotivamente. E poi era fiero del lavoro del papà. Suo padre vende il pesce e lui ogni settimana cerecava di organizzare per invitarci a cena dove avrebbe portato tutte le delizie di mare per farcele assaggiare. Poi non riuscivamo quasi mai a realizzare il progetto, ma l’importante era sentirsi parte del gruppo, esserci. E poi soprattutto è una persona che ha fatto tanti sacrifici per studiare e lavorare contemporaneamente. Era davvero una persona d’oro, il figlio che ogni madre avrebbe voluto avere ..Vorrei dire tante altre cose, perché Gennaro era un mondo intero, ma non riesco più a parlare …”

IL SUO MESSAGGIO AGLI AMICI

E un messaggio, rubato da whatsapp, che ci restituisce l’immagine di Gennaro generoso, aperto, solare, fraterno. “Ciao, io sono sveglio e sto andando a fa’ tirocinio all’ospedale. Mentre andavo ho pensato: stasera vogliamo andare a mangiare uno spaghettino con le vongole, tu, io e Ferdinando e un’altra persona, massimo due, perché altrimenti non esce buono se cucino per tante persone…”

UNA FAMIGLIA UNITA

La mamma Nunzia infermiera al Cardarelli, dolcezza fatta persona, stravedeva per quel suo unico figlio maschio, che la faceva sentire importante, al centro di tutto, che la colmava di dolcezze, di pensieri, di amore; il papà Luigi lavora al Sigma, due sorelline più piccole, Federica di 18 anni e Chiara di 13, che adorava letteralmente, pronto a difenderle da chiunque, a controllarle in modo discreto, affinché fossero loro risparmiati i pericoli e le sofferenze che a volte la vita ci riserva. La famiglia Caraviello, stimata in città, abita a Castellone, prima della piazza, lungo la strada interna che da Bojano conduce alla borgata. Una famiglia distrutta, il figlio morto, la mamma in gravi condizioni, la fidanzata Mariangela sotto shock.

DA BASTONE, IL MUNDIAL

A Bojano i ragazzi si ritrovano da Bastone. Un bar non bar, un punto di riferimento, con un grande piazzale, il Parco Giochi Collodi, dove sostare per una birra, una Coca Cola, un pacchetto di patatine. Bastone è soprattutto un punto di ritrovo, un fenomeno sociale, un rito, una pietra miliare. Da qui i giovani partono per le loro serate, si incontrano, trascorrono qualche ora in una città che non ha molto da offrire alle nuove generazioni. E Gennaro, anche dopo una giornata passata tra Università e ospedale, sempre in piedi, sempre attento a correre al capezzale di un malato, si ritrovava da Bastone con tutti gli altri, perché non sapeva fare a meno degli amici, lui che comunque affrontava la vita con grande serietà, pronto a fare sacrifici per costruire il proprio futuro. Da Bastone si svolge anche il Bojano Mundial, una serie di tornei sportivi che radunano persone da tutto il Molise e dalle regioni vicine. Gennaro non si è mai perso un una sola edizione del Mundial, partecipando intensamente alle gare, alle eliminatorie, alle premiazioni che ogni anno movimentano l’estate. Quello del 2019, spostato in piazza Roma, è stato il suo ultimo Mundial qui nella parte visibile delle nostre esistenze. Il suo sorriso adesso è da qualche altra parte, perché quel sorriso di Gennaro non si può spegnere. Si dice, quando un giovane viene a mancare, che occorreva un angelo in Paradiso. Agli umani non è dato da sapere cosa succede nell’altra dimensione, quella che a volte avvertiamo, come un soffio, di cui conosciamo l’esistenza nell’attimo in cui le porte temporali si aprono sull’infinito. E’ certo che Gennaro mancherà a tutti e che la sua assenza sarà difficile da sopportare. Ma la speranza cristiana aiuta ad affrontare la separazione, pur dolorosa. E dunque ci resta un angelo in più in Cielo, bellissimo, solare, sorridente…perché Gennaro era proprio un angelo, giunto in questo angolo di pianeta per ricordarci che la vita è fugace e ciò che resta dei tanti affanni è il ricordo, sono le emozioni, è l’amore…

 

Mina Cappussi

Sono nata il 14 luglio, che è tutto dire! Docente a contratto per l’UNIVERSITA’ ROMA TRE, Facoltà di Lettere, dipartimento di Linguistica, Corso di “Metacomunicazione sul Web e New Media” Laureata con Lode in Scienze Politiche, Master in Management Sanitario Professionale di II livello Master in Diritto del Minore Roma Sapienza, Master in Didattica professione Docente, Perfezionamento in Mediazione Familiare e consulente di coppia Università Suor Orsola Benincasa Napoli, Diploma di Counselor, Master sull’Immigrazione e le Migrazioni Italiane Università Venezia, Master in studi su Emigrazione Forzata e dei Rifugiati - University of Oxford, Master Class in Giornalismo Musicale, Diploma DSA, Diploma Tecnologo per l'Archeologia Sperimentale. Scrittrice, saggista, giornalista, artista, iscritta all’Ordine dei Giornalisti, International Press Card Federation of Journalists, Direttore e Publisher dal 2008 del quotidiano internazionale UN MONDO D’ITALIANI

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